Appartiene alle caratteristiche dell’amore coniugale la tendenza all’esclusività e all’eternità. Essa corrisponde all’intenzione delle origini e alla natura dell’amore. Una tendenza che, bisogna riconoscerlo, non sempre è assecondata da conseguenti e coerenti scelte di vita. Come può succedere che un amore, che si presenta inizialmente come la realtà suprema cui consegnare l’intera vita, possa poi scadere nell’infedeltà, nel ripensamento, nel ripudio? Se lo sarà chiesto, prima di Gesù e dei suoi interlocutori del vangelo odierno, anche Mosè, non trovando altra motivazione che la “durezza del cuore” o forse come meglio si potrebbe dire l’indurimento del cuore (sklērocardìa). In realtà conosciamo la sclerosi come indurimento dei vasi sanguigni, ma sorvoliamo sull’indurimento dei nostri sentimenti. Come può accadere tutto ciò? Il vangelo ci aiuta a scoprire le cause che portano all’allontanamento progressivo, singolo o reciproco. Ma ci dà soprattutto indicazioni precise per evitarlo. Occorre rimanere sempre nell’amore, rimanendo in Dio che ne è l’origine e la fonte perenne. Rimanere in un amore che non pretende, ma che si dà, l’amore che riscopre ogni giorno la presenza dell’altro con trasporto e stupore, proprio come sa fare uno di quei bambini che Gesù benediceva e prendeva tra le sue braccia.
|
||
|
27^ Domenica anno B – 2006 Ossa delle
tue ossa e carne della tua carne,
|
|
|