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Notiziario del gruppo giovani
(c/o G.Mazzillo – Contrada Sarre Tortora – CS)

www.puntopace.net

 

 

Sommario
Per fare il punto...
Tra ricordi e nuovi impegni
DEL PERDUTO AMORE
A FIRENZE CON IL  .PACE
ALTRI MOMENTI
Fanatismo e consumismo
Il Papa sulla pace
24 Domande...

 

Anno 4, Numero 9

Febbraio 2005

 

 

 Per fare il punto...
su quattro anni di punto pace...
(d. Giovanni M.)


Tortora durante la recente nevicata di fine gennaio 2005

E così siamo al 4° anno del nostro Notiziario PUNTOPACE. La prima uscita, il numero 0, infatti, porta la data “Ottobre 2001”.  È vero, quattro anni non sembrano molti, e tuttavia per dei ragazzi in rapida crescita (in tutti i sensi, a cominciare dall’aspetto fisico) sono tanti. Per rendervene conto, basterà che riandiate a vedervi le foto dei primi notiziari. Quasi non riconoscerete più voi stessi in quei volti e in quelle stature da “ragazzini”.  Sì, lo so, vi sentite già grandi ed alcuni di voi sono già all’Università e qualcuno si è anche sposato… Il PUNTOPACE è cresciuto con voi e io sono convinto anche del rovescio: anche voi siete cresciuti con esso: in sensibilità, spiritualità, consapevolezza, attenzione ai problemi dell’ambiente, della violenza ecc. Ma non è solo di questo che volevo parlarvi. Voi, conoscendomi, lo immaginate già: «Vuole parlarci di quanto ancora dobbiamo crescere, delle lacune del nostro gruppo e della stagnazione in molti campi nei quali si richiede più presenza e più impegno».  Sì, anche di questo, ma non solo in riferimento al passato, ma piuttosto rispetto al futuro che ci sta davanti e che è un continuo invito ad uscire da noi stessi, a superare le nostre pigrizie, a compiere ciò che è giusto e necessario, facendo anche le cose che immediatamente non ci piacciono… Su questo punto c’è ancora parecchio lavoro da fare. Lo sapete da voi stessi, anche perché ve lo ripetono in tutti i luoghi e in tutte le salse: «Tu sei come tutti gli altri della tua generazione: vuoi avere tutto e subito, fai solo ciò che ti piace e rifiuti qualsiasi impegno e sacrificio, perché hai avuto tutto e non sei abituato a nessuna privazione, eccetera, eccetera…».  Lo so, si dice così, e almeno rispetto alle generazioni precedenti, c’è del vero in questa tiritera. Il problema è che non si risolve granché solo a parlarne in questi termini: tra il rimprovero e il rimpianto. Allora, ragazzi, cerchiamo di percorrere un’altra via, che poi è quella che da anni tentiamo di battere alle Sarre, a costo di apparire originali o un po’ … esagerati. Continuiamo a percorrere la via della proposta di chi vuole guardare più in alto, pensare più alla grande, scoprire un senso più profondo delle cose, degli avvenimenti, della vita. Il mondo è grande e vasto, è multiforme e vario, violento e generoso. Ne abbiamo un esempio plastico in questi giorni, dopo la tragedia dell’onda anomala che ha colpito parte dell’Asia, in una terra anch’essa ambivalente. Sono stato anni fa a Sumatra e dintorni in Indonesia, con alcuni missionari saveriani. La terra che ho visto è splendida e  rischiosa, con le vette dei vulcani che la dominano dall’alto. La gente è affettuosa e spesso bisognosa di tutto. Chi vive con loro come i missionari riceve apprezzamento e riconoscenza, anche da parte dei non cristiani. La nostra gente in questa nostra porzione di mondo ha reagito alla loro tragedia in maniera diversa è contraddittoria: con generosità insperata da parte di tantissimi,  e con cinismo vile e criminale da parte di chi è stato sorpreso a portar via bambini e adolescenti per scopi inconfessabili. È l’ultima riprova che il cuore dell’uomo è ambivalente: cinismo e violenza (oppure indifferenza, altra forma della violenza) oppure generosità e dedizione. Le due radici sono in noi tutti, spetta a ciascuno di noi tagliare il più possibile quella velenosa della violenza (pur non riuscendo mai a distruggerla del tutto) e potenziare quella benefica della pace. Tu che leggi pensi di aver fatto già la tua scelta?  Sì, ma attenzione: quella scelta scade ogni giorno. Devi rinnovarla continuamente. Non dare mai per scontato di aver vinto.  Inoltre, da solo è ancora più difficile. Restando insieme, riflettendo e progettando di più e meglio e facendo qualcosa, per quanto limitato possa essere, continueremo a coltivare la buona radice della pace, perché essa dia qualche frutto anche nel nostro piccolo, pur pensando alla grande. Un buon incoraggiamento in questo senso ci viene dal messaggio per la giornata mondiale della pace di Giovanni Paolo II (di cui riferiamo a parte) dal titolo significativo: «Non lasciarti vincere dal male, ma vinci con il bene il male. Con ciò vi auguro ancora un buon lavoro, Vs. DG.

 


FILM:  DEL PERDUTO AMORE

 Un grande film storico che ripercorre gli anni 50-60 all’interno di un piccolo paese della Lucania

(a cura di Maria Rosaria Imperio)

Il film “Del perduto amore” è ambientato nel 1955 in un paesino della Lucania e mostra le crude realtà di quegli anni. Gli autori sono Michele Placido, Fabrizio Bentivoglio, Sergio Rubini, Enrico Lo Verso, Rocco Papaleo, Giovanna Mezzogiorno.

Le vicende non hanno una percorrenza lineare ma sono intrecciate, infatti vengono raccontate attraverso dei flash back. La prima scena del film si apre in una chiesa durante la celebrazioni  della messa. Il prete, interpretato da Michele Placido, rimembra la sua infanzia il suo continuo fuggire perché si sente oppresso dagli insegnamenti del suo mentore, colto aristocratico del paese, e dalle diverse correnti politiche che vigevano in quel tempo ma soprattutto è influenzato dalla sua famiglia che non lo lascia scegliere e non gli permette di decidere cosa sia meglio per lui.La storia inizia nel momento in cui il protagonista  Ettore, vuole farsi sacerdote ma i suoi genitori non approvano questa sua scelta e cercano in tutti i modi di ostacolarlo addirittura provano più volte di farlo avvicinare all’amore nei confronti dell’altro sesso in modo che egli abbandoni questo suo percorso di vita, ma i tentativi della famiglia falliscono perché Ettore non si lascia coinvolgere e tiene salda la sua decisione.  Il  continuo fuggire del piccolo ragazzo,sintomo di una perenne inquietudine, viene  mostrato ripetutamente, attraverso delle immagini in cui egli  correva senza mai fermarsi per vaste aree di terreno. La vita di Ettore si incontra   ad un certo punto con quella  di  Giovanna Mezzogiorno, nelle vesti di Liliana,una giovane comunista che si dedica totalmente all’emancipazione delle donne. Questo suo impegno la pone in contrasto con la mentalità conservatrice della gente che la critica ma anche con i suoi compagni di partito che spesso non si applicano per portare avanti i loro ideali. Liliana apre una scuola popolare per istruire i bambini, per insegnare loro a ragionare a credere e a lottare per le proprie idee senza avere paura dei giudizi della gente e senza fare calcoli utilitaristici. Ettore entrerà a far parte di questa scuola perché è affascinato dal coraggio della giovane,  anche contro la volontà della sua famiglia che portava avanti le ideologie fasciste e disprezzava le ideologie comuniste. 

Questo film ci fa notare che già negli anni cinquanta iniziano a fondarsi le basi di una grande movimento di rinnovamento culturale e sociale, che scoppierà definitivamente nel 68, in particolare notiamo che iniziano a sorgere le prime battaglie femministe che rivendicano una maggiore libertà. Liliana cerca di mobilitare le donne a ribellarsi, essere attive a partecipare alla vita politica e nel momento in cui ciò sta per realizzarsi, lei muore  a causa di una grave malattia di cuore. 

La sua morte ci fa capire che è importante lottare per le proprie idee fino in fondo e non risparmiandosi. Soprattutto è importante portare avanti i propri ideali anche quando non si è capiti nemmeno dalle persone del proprio gruppo oltre che dagli avversari.


A FIRENZE CON IL PUNTOPACE

MOMENTI VISSUTI

Il gruppo Puntopace ha vissuto durante l'anno ormai trascorso alcuni momenti particolari. Tra questi l'indimenticabile  viaggio a Firenze e la visita alla Casa per la Pace dal 2 al 5 Settembre
(Leggi dopo le foto  le annotazioni di Sara Petrucci)

Ecco l'arrivo dopo una notte interminabile in treno



Uno degli arricchenti momenti d'incontro con Carmine Campana, responsabile della Casa per la pace


La toccante visita a Barbiana, il luogo dove visse don Lorenzo Milani



Con la visita della chiesetta, della quale egli fu priore


e al cimitero dove Don Lorenzo volle essere seppellito


Non sono mancati ovviamente i momenti di svago, come le visite alla città e persino allo stadio,in compagnia di Nakata
 

ANNOTAZIONI di  SARA PETRUCCI
2 settembre 2004
Ha inizio la nostra marcia…..destinazione Firenze!
“Marcia Virtuale”,si intende,dato che il nostro unico sacrificio è stata la veglia del viaggio in treno (partenza ore 23:40)….ad attenderci era un “soggiorno nella pace”all’interno della CASA PER LA PACE!!!
Il primo incontro con gli ospitanti si è tenuto intorno le 06:30 nella stazione di Firenze….tra occhiaie e visi pallidi…!    (vedi prima foto)
La Casa Per La Pace (sede nazionale della Pax Christi italiana) ha il compito di comunicare le linee-guida proprie della Pax Christi; è un luogo di accoglienza e confronto: ha la funzione di organizzare, promuovere ed ospitare incontri e convegni per la formazione sulla spiritualità e la cultura della pace.
Non posso non citare la prima puntualizzazione di Carmine Campana (responsabile della casa): "questa è una CASA PER LA PACE, e non DELLA PACE", che ha subito suscitato in noi importanti riflessioni: la Casa per la pace è, infatti, un luogo che ha l’obiettivo di contribuire alla costruzione di una società che veda come principali valori la pace e la tolleranza tra le diverse culture. Maggiormente nei mesi estivi è aperta al confronto tra gruppi giovanili  e non che abbiano l’intenzione di avviare o meglio indirizzare l’impegno sociale per la giustizia e la difesa dei valori umani e cristiani, uno scambio culturale tra italiani e stranieri grazie alla programmazione di campi-scuola in cui vengono sviluppate tematiche sui problemi attuali (quali la nonviolenza,il perdono…..)
La scorsa estate è stato affrontato il tema “Non dimenticarsi delle guerre dimenticate” alla quale (anche se solo in parte) siamo riusciti anche noi a partecipare.
Una giornata davvero appassionante e formativa è stata rappresentata dal “viaggio” a Barbiana, nel ricordo della vita e delle opere di don Lorenzo Milani, sostenuto dalle testimonianze di chi ha vissuto in prima persona la vicinanza del Milani. Abbiamo per un attimo ripercorso tutti i caratteri dell’impegno morale e civile di un uomo che ha vissuto nell’obbedienza a Dio e nella vicinanza ai più trascurati della società, facendo della precarietà la sua forza vitale. E’ questo il grande insegnamento che siamo riusciti a cogliere visitando la scuola di Barbiana, la chiesa e il piccolo cimitero adiacente in cui è sepolto don Lorenzo. La sua chiesa era la chiesa dei poveri, la scuola quella degli emarginati, dei ragazzi di strada…. ma niente era condizionato dalla povertà dei mezzi... e sulla porta della scuola si può ancora leggere il motto”I CARE”: "Mi sta a cuore"!!!
Infine,l’ultimo giorno,abbiamo visitato la città con occhi diversi dal semplice turista: la CASA promuove infatti una visita di Firenze tra “ARTE E PACE”, seguendo un particolare percorso nella ricchezza artistica letta in chiave cristiana.
E’ stata  questa un’esperienza fondamentale per la nostra formazione. Ci ha insegnato che la pace è un nuovo modo di interpretare e di vivere la realtà, è un’azione individuale e collettiva da esprimere nel quotidiano. Costituisce un seme assopito, ma presente in ognuno di noi!!!

TRA RICORDI E NUOVI IMPEGNI
(Adriana Cunto)

Siena 8 Novembre 2004. E’ passato più di un anno da quando sono partita per l’università, ma questa città non è ancora diventata “la mia città”, anche se ci vivo per circa 10 mesi all’anno. Credo che ormai tutti i lettori del Puntopace conoscano la piccola realtà di Tortora, quindi credo anche che riescano a comprendere bene come sia stato difficile per una ragazza come me ambientarsi qui.

Io sono molto legata al mio paese e soprattutto alle persone che mi sono vicine, anche perché i calabresi sono noti per la loro cordialità. Qui il rapporto umano è totalmente opposto (o almeno così appare ai mie occhi). Per quanto si tratti di un capoluogo di provincia e di una famosa meta turistica, i senesi sono persone chiuse, legate anche loro alla propria terra ma ponendola in una posizione di prestigio rispetto alle altre. Questa non vuole essere una critica ma principalmente un confronto che inevitabilmente mi sono trovata a fare nel momento in cui la mia vita quotidiana mi ha messo a contatto con questa realtà.

Sicuramente capirete che tornare a casa, anche se per pochi giorni, mi rende felice. E ancora di più lo sono stata quando l’ultima volta ho potuto approfittare di un incontro del gruppo per partecipare e trascorrere una giornata al nostro eremo. Ho tanto ricordi delle Sarre, avendo frequentato il campo scuola sin da quando ero piccola, e forse oggi riesco ad apprezzare meglio i momenti di tranquillità, di distacco dalle distrazioni giornaliere, di riflessione e il lavoro di gruppo.

Prima mi porgevo sempre con interesse verso ogni iniziativa, ma riuscivo più a far pesare le rinunce che a cogliere a pieno ogni esperienza. Oggi guardandomi indietro mi rendo conto di come sono stata fortunata ad aver avuto questa opportunità perché mi ha fatta crescere e migliorare. Anzi, è proprio nel ricordo di quei momenti che mi rifugio quando sento la mancanza di casa e delle persone cui voglio bene…e non so se è solo un caso, ma stare qui non è più un “sacrificio”.

Messaggio di Giovanni Paolo II
per la 38a Giornata mondiale della pace del 1° gennaio 2005 (estratti)

«Non lasciarti vincere dal male, ma vinci il male con il bene»

«La violenza distrugge ciò che sostiene di difendere: la dignità, la vita, la libertà degli esseri umani»

 All’inizio del nuovo anno, torno a rivolgere la mia parola ai responsabili delle Nazioni e a tutti gli uomini e le donne di buona volontà, che avvertono quanto necessario sia costruire la pace nel mondo. Ho scelto come tema per la Giornata Mondiale della Pace 2005 l’esortazione di san Paolo nella Lettera ai Romani: Non lasciarti vincere dal male, ma vinci con il bene il male (12,21). Il male non si sconfigge con il male: su quella strada, infatti, anziché vincere il male, ci si fa vincere dal male (…)

 Il male, il bene e l’amore  

Il male non è una forza anonima che opera nel mondo in virtù di meccanismi deterministici e impersonali. Il male passa attraverso la libertà umana. Proprio questa facoltà, che distingue l’uomo dagli altri viventi sulla terra, sta al centro del dramma del male e ad esso costantemente si accompagna. Il male ha sempre un volto e un nome: il volto e il nome di uomini e di donne che liberamente lo scelgono (…). A cercarne le componenti profonde, il male è, in definitiva, un tragico sottrarsi alle esigenze dell’amore. Il bene morale, invece, nasce dall’amore, si manifesta come amore ed è orientato all’amore (…).

 La “grammatica”della legge morale 

Volgendo lo sguardo all’attuale situazione del mondo, non si può non constatare un impressionante dilagare di molteplici manifestazioni sociali e politiche del male: dal disordine sociale all’anarchia e alla guerra, dall’ingiustizia alla violenza contro l’altro e alla sua soppressione. Per orientare il proprio cammino tra gli opposti richiami del bene e del male, la famiglia umana ha urgente necessità di far tesoro del comune patrimonio di valori morali ricevuto in dono da Dio stesso (…). Parlando all’Assemblea generale delle Nazioni Unite, dieci anni or sono, della comune impresa al servizio della pace, ebbi a far riferimento alla “grammatica” della legge morale universale, richiamata dalla Chiesa nei suoi molteplici pronunciamenti in materia. Ispirando valori e principi comuni, tale legge unisce gli uomini tra loro, pur nella diversità delle rispettive culture, ed è immutabile: “rimane sotto l’evolversi delle idee e dei costumi e ne sostiene il progresso… Anche se si arriva a negare i suoi principi, non la si può però distruggere, né strappare dal cuore dell’uomo. Sempre risorge nella vita degli individui e delle società”. Questa comune grammatica della legge morale impone di impegnarsi sempre e con responsabilità per far sì che la vita delle persone e dei popoli venga rispettata e promossa. Alla sua luce non possono non essere stigmatizzati con vigore i mali di carattere sociale e politico che affliggono il mondo, soprattutto quelli provocati dalle esplosioni della violenza. In questo contesto, come non andare con il pensiero all’amato Continente africano, dove perdurano conflitti che hanno mietuto e continuano a mietere milioni di vittime? Come non evocare la pericolosa situazione della Palestina, la Terra di Gesù, dove non si riesce ad annodare, nella verità e nella giustizia, i fili della mutua comprensione, spezzati da un conflitto che ogni giorno attentati e vendette alimentano in modo preoccupante? E che dire del tragico fenomeno della violenza terroristica che sembra spingere il mondo intero verso un futuro di paura e di angoscia? Come, infine, non constatare con amarezza che il dramma iracheno si prolunga, purtroppo, in situazioni di incertezza e di insicurezza per tutti? Per conseguire il bene della pace bisogna, con lucida consapevolezza, affermare che la violenza è un male inaccettabile e che mai risolve i problemi. “La violenza è una menzogna, poiché è contraria alla verità della nostra fede, alla verità della nostra umanità. La violenza distrugge ciò che sostiene di difendere: la dignità, la vita, la libertà degli esseri umani”. È pertanto indispensabile promuovere una grande opera educativa delle coscienze, che formi tutti, soprattutto le nuove generazioni, al bene aprendo loro l’orizzonte dell’umanesimo integrale e solidale, che la Chiesa indica e auspica. Su queste basi è possibile dar vita a un ordine sociale, economico e politico che tenga conto della dignità, della libertà e dei diritti fondamentali di ogni persona.

 Il bene comune e i beni della terra

 Per promuovere la pace, vincendo il male con il bene, occorre soffermarsi con particolare attenzione sul bene comune e sulle sue declinazioni sociali e politiche. Quando, infatti, a tutti i livelli si coltiva il bene comune, si coltiva la pace. Può forse la persona realizzare pienamente sé stessa prescindendo dalla sua natura sociale, cioè dal suo essere “con” e “per” gli altri? Il bene comune la riguarda da vicino. Riguarda da vicino tutte le forme espressive della socialità umana: la famiglia, i gruppi, le associazioni, le città, le regioni, gli Stati, le comunità dei popoli e delle Nazioni. Tutti, in qualche modo, sono coinvolti nell’impegno per il bene comune, nella ricerca costante del bene altrui come se fosse proprio (…). Il bene comune, pertanto, esige il rispetto e la promozione della persona e dei suoi diritti fondamentali, come pure il rispetto e la promozione dei diritti delle Nazioni in prospettiva universale

Poiché il bene della pace è strettamente collegato allo sviluppo di tutti i popoli, è indispensabile tener conto delle implicazioni etiche dell’uso dei beni della terra. Il Concilio Vaticano II ha opportunamente ricordato che “Dio ha destinato la terra con tutto quello che in essa è contenuto all’uso di tutti gli uomini e popoli, sicché i beni creati devono pervenire a tutti con equo criterio, avendo per guida la giustizia e per compagna la carità”. L’appartenenza alla famiglia umana conferisce a ogni persona una specie di cittadinanza mondiale, rendendola titolare di diritti e di doveri, essendo gli uomini uniti da una comunanza di origine e di supremo destino. Basta che un bambino venga concepito perché sia titolare di diritti, meriti attenzioni e cure e qualcuno abbia il dovere di provvedervi. La condanna del razzismo, la tutela delle minoranze, l’assistenza ai profughi e ai rifugiati, la mobilitazione della solidarietà internazionale nei confronti di tutti i bisognosi non sono che coerenti applicazioni del principio della cittadinanza mondiale (…). Il principio della destinazione universale dei beni consente di affrontare adeguatamente la sfida della povertà, soprattutto tenendo conto delle condizioni di miseria in cui vive ancora oltre un miliardo di esseri umani. La Comunità internazionale si è posta come obiettivo prioritario, all’inizio del nuovo millennio, il dimezzamento del numero di queste persone entro l’anno 2015. La Chiesa sostiene e incoraggia tale impegno e invita i credenti in Cristo a manifestare, in modo concreto e in ogni ambito, un amore preferenziale per i poveri. Il dramma della povertà appare ancora strettamente connesso con la questione del debito estero dei Paesi poveri. Malgrado i significativi progressi sinora compiuti, la questione non ha ancora trovato adeguata soluzione (...). I Paesi poveri restano prigionieri di un circolo vizioso: i bassi redditi e la crescita lenta limitano il risparmio e, a loro volta, gli investimenti deboli e l’uso inefficace del risparmio non favoriscono la crescita  

L’Africa 

Al termine del Grande Giubileo dell’Anno 2000, nella Lettera apostolica Novo millennio ineunte ho fatto cenno all’urgenza di una nuova fantasia della carità per diffondere nel mondo il Vangelo della speranza. Ciò si rende evidente particolarmente quando ci si avvicina ai tanti e delicati problemi che ostacolano lo sviluppo del Continente africano: si pensi ai numerosi conflitti armati, alle malattie pandemiche rese più pericolose dalle condizioni di miseria, all’instabilità politica cui si accompagna una diffusa insicurezza sociale. Sono realtà drammatiche che sollecitano un cammino radicalmente nuovo per l’Africa: è necessario dar vita a forme nuove di solidarietà, a livello bilaterale e multilaterale, con un più deciso impegno di tutti, nella piena consapevolezza che il bene dei popoli africani rappresenta una condizione indispensabile per il raggiungimento del bene comune universale 

 La speranza cristiana 

Di fronte ai tanti drammi che affliggono il mondo, i cristiani confessano con umile fiducia che solo Dio rende possibile all’uomo e ai popoli il superamento del male per raggiungere il bene (…). Nessun uomo, nessuna donna di buona volontà può sottrarsi all’impegno di lottare per vincere con il bene il male. È una lotta che si combatte validamente soltanto con le armi dell’amore. Quando il bene vince il male, regna l’amore e dove regna l’amore regna la pace. È l’insegnamento del Vangelo.


 

Ventiquattro domande e ventiquattro risposte
Provate a rispondere a queste 24 domande...
Un testo straordinario di Madre Teresa di Calcutta. Sono 24 domande. Provate a dare le risposte da voi stessi, prima di leggere quelle riportate, e confrontatele. Le vostre (nostre) rappresentano come vediamo noi le cose, quelle invece di Madre Teresa come le possiamo vedere nella prospettiva del Regno di Dio.
 


Il giorno più bello?  Oggi.


L'ostacolo più grande?  La paura.


La cosa più facile?  Sbagliarsi.

 

L'errore più grande?  Rinunciare.


La radice di tutti i mali? L'egoismo.


La distrazione migliore?  Il lavoro.


La sconfitta peggiore?  Lo scoraggiamento.


I migliori professionisti? I bambini.


Il primo bisogno?  Comunicare.


La felicità più grande?  Essere utili agli altri.

 

Il mistero più grande?  La morte.


Il difetto peggiore?  Il malumore.


La persona più pericolosa?  Quella che mente.


Il sentimento più brutto?  Il rancore.


Il regalo più bello?  Il perdono.


Quello indispensabile?  La famiglia.


La rotta migliore?  La via giusta.


La sensazione più piacevole?  La pace interiore.


L'accoglienza migliore?  Il sorriso.


La migliore medicina?  L'ottimismo.


La soddisfazione più grande? Il dovere compiuto.


La forza più grande?  La fede.


Le persone più necessarie? I sacerdoti.


La cosa più bella del mondo?  L'amore.



Madre Teresa (Dal volume Madre Teresa.  Ricordo e messaggio)

 
ALTRI  MOMENTI nel corso del 2004

Il ritiro di Venerdì Santo, in compagnia di Gianni Gatti



La cresima dei ragazzi dell'Ulivo ai quali si erano aggiunti alcuni di noi



Le altrettanto indimenticabili escursioni durante l'estate





 


FANATISMO E CONSUMISMO OPPIO DELLA NOSTRA SOCIETA'?
di Sergio Tranchino

“Ubi maior minor cessat” , è ancora questa la triste realtà che si presenta oggi ai nostri occhi. Grandi imperi economici e grandi imperi di fame, ricchi sempre più ricchi  e poveri sempre più poveri.
La fame, lo sfruttamento, le malattie, l’analfabetismo, la povertà sono le dure realtà che i disagiati del terzo mondo devono affrontare ogni giorno.
Dall’altra parte del globo, l’economia brulica, la gente corre frenetica verso chi sa quale meta, lo shopping è sempre più un hobby, l’obesità è una delle malattie più preoccupanti. Perché queste smisurate divergenze? Si fa davvero il possibile per l’uguaglianza, non solo morale ma anche economica, per garantire almeno la prevenzione sanitaria o un pasto per i disperati?
L’effettiva realtà è che il destino umano è sempre di più in mano a pochi, economia e politica viaggiano insieme, sono l’una l’appoggio dell’altra. Per le società multinazionali sfruttare  e sottopagare gli operai vuol dire risparmio. Quale migliore idea se non sfruttare la mano d’opera in paesi sottosviluppati con orari assurdi per i dipendenti 15-16-17 ore di lavoro ininterrotto per spremere gente e sottopagarla, gente che non conosce i diritti umani, figuriamoci quelli del singolo lavoratore. La Cina sarà la nuova potenza economica. E’ questa una delle tante esclamazioni che sento in tv o leggo sui giornali. La Cina in realtà è la nuova patria dello sfruttamento delle grandi società, in un paese dove i brandelli  dei diritti al lavoro vengono calpestati e non considerati, poiché mafia, potere e chissà quale intrallazzo li lega con le multinazionali. Ma non è solo la Cina, si potrebbero elencare smisurati esempi di nazioni complici a salvaguardare l’economia di pochi e non delle popolazioni.
Ma le divisioni che si presentano in questo primo quinquennio del terzo millennio, non sono esclusivamente economiche.
Il fanatismo religioso è una di queste, la religione diventa davvero oppio dei popoli, che si trasforma in assoluta violenza per affermare la supremazia di alcuni uomini su altri. Un dio guerriero ed un Dio che richiede l’amore per i nemici. Ma non è l’intero Islam a rientrare tra la “setta” dei fanatici, il cristianesimo combatteva nel nome di Dio alcuni secoli fa, nelle cosiddette crociate.
Ma tangibilmente nel Corano non vi è nulla che inculchi la guerra santa, la distruzione di un popolo o la vittoria di un stirpe su di un'altra, nel Corano non vi è nulla che inciti a questo, mentre al contrario  i cosiddetti fanatici, coloro che prendono alla lettera e interpretano le sacre scritture in forme di violenza, trasformano la preghiera in gesti crudeli, credendo le nazioni di religione diversa creature del demonio. Forse l’alto tasso di analfabetismo o di faziosità rende questi uomini così malvagi e ribelli, a tal punto da credersi salvatori di milioni di musulmani, facendosi esplodere tra la povera gente, o colpendo il cuore dell’economia mondiale con attentati kamikaze.
Ma a cosa serve pregare Dio o digiunare in suo onore se si vuole creare la pace con il sangue?
E’ forse questa la strada da seguire per la pace? Certamente no, l’amore deve essere alla base di tutto per vivere in vera fratellanza.
Ma qualcosa sta cambiando, lentamente, ma sta cambiando… L’Europa è ormai omogenea alla multiculturalità, non di rado e sempre più frequentemente il nostro vicino di casa è un musulmano o è certamente qualcuno che viene da una nazione di chissà quale parte della terra. Di certo non si può fare di tutta l'erba un fascio, non si può condannare un singolo o avere pregiudizi su di esso per causa di alcuni esaltati religiosi che decidono di farsi saltare per aria uccidendo nel nome di Dio. Di certo non poche gocce di petrolio possono inquinare tutto il mare del mondo, perciò bisogna lottare non con la forza, ma con l’amore, il rispetto reciproco, il dialogo, aiutando il prossimo e stendendo per primi la mano…perché un altro mondo è possibile.