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COME VIVERE IN UN MONDO GLOBALIZZATO
SENZA LASCIARSI STRAPPARE LA PROPRIA ANIMA 
- FORUM
(inizio 28/07/03)

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Mantere alti i propri valori (lettera a Sergio)

Risposta di Sergio: vivere in una società materialista e spudorata

Tanti problemi, alcuni più grandi di noi, ma anche un compito da assumere… 
(Riflessione di GM)  

Con la pubblicità l'uomo diventa oggetto di se stesso (Parblé)

Lettera a Sergio dal 1° gruppo di studio al Convegno presso la Fraternità Carmelitana di Bercellona-Pozzo di Gotto 6-08-03

Mantere alti i propri valori

Caro Sergio,ti scrivo dalle Sarre. È stato bello rivederti ieri sera in piena attività. E notare anche come volevi stare vicino a noi. Solo una piccola nota stonata: registrare anche su di te (non sarei sincero se non te lo dicessi) qualche influenza di alcune pubblicità troppo diffuse e che fanno leva sulla sensualità e sul nudo e non sulle caratteristiche dei prodotti (per esempio Paramello, nome qui chiaramente inventato). A parte il fatto che pubblicità simili sono di altri e purtroppo note, che bisogno c'è che le adotti anche tu come fossero tue? Tu devi reclamizzare Paramello e non le marche dei suoi oggetti. E' molto più utile e coerente con ciò che sei e che credi attenerti a un tuo stile più professionale, come fai lodevolmente nella maggior parte delle pubblicità. Rischiamo tutti (e quindi anche tu) di essere a poco a poco risucchiati da quel mondo dove l'interesse uccide l'amicizia, la sensualità sostituisce l'amore e l'apparenza e la seduzione prendono il posto dell'essere e della Verità. Spero che mi sia spiegato e che possiamo parlarne a voce. Quel mondo di illusioni e di reclame può fare di persone pulite e disponibili come te un solo grande bocconcino. Lo ha fatto già con altri, con troppi. Forse ci sta provando anche con te (?!). Spero che prima o dopo troverai un po' di tempo per discutere delle cose grandi e belle che hai cominciato a scoprire e che si chiamano Trascendenza, Amicizia, Valore dell'uomo e della donna, non barattabili nemmeno con pubblicità effettuate giusto per lavorare. Fammi sapere che ne pensi (28/07/2003).

 Risposta di Sergio: vivere in una società materialista e spudorata

Caro Don Giovanni, leggo ora la tua e-mail! Sai bene che ascolto e metto in pratica la maggior parte dei tuoi consigli e se sono maturato di più rispetto a diversi miei amici lo devo anche e soprattutto a te! Concordo su quello che mi scrivi...ma i video che proietto per la pubblicità di Paramello sono gli spot che trasmettono i media tutti i giorni e che sono visti da tutti piccoli e adulti! L'errore vero e proprio sta in questa nostra società materialista e spudorata che per pubblicizzare un oggetto o un oggettino si serve di una donna nuda!! Ho 17 anni è vero, ma riesco a distaccarmi bene dalla seduzione e dall'apparenza, non voglio diventare uno stupido burattino di questo mondo troppo globalizzato! Però facciamo tutti parte di quest'ultimo e devo riuscire a far coesistere il mio pensiero e quello degli altri... In effetti se il cliente mi chiede di inserire nella sua pubblicità quel video io devo realizzarlo... però questo "realizzare" non vuol dire che io concordo con l'uso di "quel nudo", perché quando viene proiettata quella pubblicità se qualcuno viene turbato da quelle scene, di certo il responsabile non sarò io, ma chi ha voluto che realizzassi quel video! Spero comunque di parlarne per bene quando avremo un po’ di tempo! A presto, ciao DJ! Ti voglio bene (28/07/2003)

 Tanti problemi, alcuni più grandi di noi, ma anche un compito da assumere… (Riflessione di GM)

Caro Sergio, prendo atto con piacere della tua autoconsapevolezza e della tua determinazione a non voler diventare “uno stupido burattino” in “questa nostra  società materialista e spudorata”. Ciò va effettivamente un po’ al di là dei tuoi diciassette anni. Ne sono contento e fiero, per essere colui che hai scelto come tuo padrino di cresima e come punto di riferimento in tante circostanze. Va ben oltre i 17 anni, se pensi che ci sono di quelli che a 50 anni suonati e anche più, queste stesse cose non le hanno capite affatto oppure le hanno capite troppo bene…  Troppo bene, nel senso che si atteggiano a registi o pubblicitari (penso si dica così) e direttamente o indirettamente impongono una confezione fatta sulla loro lunghezza d’onda e con l’obiettivo di vendere il più possibile, anche a costo di sacrificare qualche valore. Dico qualche valore, che in una cittadina come Praia a Mare fa pur sempre piacere ritrovare ancora, pur in mezzo a vetrine e vetrinette colme di articoli da boutique, spesso firmati, ma per me quasi sempre inutili (dirò poi perché) e dai nomi talvolta esotici e talvolta del tutto ricalcati su standard e modelli visti e invidiati altrove.

Quali valori vengono sacrificati? Purtroppo più di uno e tutti importanti. Il primo è quello di non lasciare a chi come te realizza un video, totale libertà d’espressione (anche perché alla fine dovresti essere tu quello che lo firma o no?). Infatti, a come tu mi informi e ne prendo atto perché non lo sapevo, ti chiedono (in realtà pretendono) quella o quell’altra inserzione, che tra l’altro è solo un ricalco, non so quanto legittimo anche sul piano legale, di pubblicità trasmesse tutti i giorni per grandi e piccini dai mezzi di comunicazione di massa. Pubblicità esagerate ed esasperanti, effetto e causa di una visione materialistica e pansessualista (tutto è e rimane solo sesso e l’uomo sempre e solo nel sesso si realizza), salvo poi piangere sul latte versato, nel vedersi accanto figli che crescendo sono dei perfetti estranei. Usano, e quanto li usano, ancora il nome e soprattutto il conto del papà, per le loro soddisfazioni più che adolescenziali, per i loro spinelli, e chissà, anche, in alcuni casi, per razioni di coca… (e non mi riferiscono solo alla Cola).

Amico mio, avere i soldi non sempre significa avere rispetto per l’altro. Spesso anzi è il contrario. Né per chi, giovane o non giovane, è alla continua ricerca del lavoro ed è in pratica ricattato dalla solita situazione oggettiva (o questo “lavoro” e solo per due mesi e alle mie condizioni o niente), né per chi vedrà gli spot. Quest’ultimo, tu dici, potrebbe restare “turbato”, ma io allora che colpa ne ho? “Se uno viene turbato”: non credo sia questo il termine esatto. Non lo è nel mio caso (che comunque per scelta non mi soffermo  mai a guardare la pubblicità - guardare quella allestita da te è stata l'unica eccezione), anzi dovendo comprare qualche prodotto, scarto sempre quello più reclamizzato. Non lo è nemmeno nel caso degli altri spettatori o passeggiatori seminotturni praiesi e non, nelle insopportabili ore ancora colme di calore e di umidità, come quelle di queste settimane. Non si tratta proprio di “turbare”, ma di “ingannare”, perché non so quanto il nostro mondo sia ormai globalizzato, ma certo è già omogeneizzato e per lo più “firmato”, ingannevole e fittizio. Vende la sua merce contrabbandandola come unica realizzazione della vita e come via per la felicità. L’inganno è doppio e oggi ancora più pericoloso e diffuso, appena pensi che adesso coloro che fanno le leggi sono creatori e creature allo stesso tempo di questo mondo virtuale, sì fittizio, di pubblicità e di spot, di reclame e di vera ipnosi delle coscienze. Il grande valore qui sacrificato è quello della “realtà”, sì quella vera, quella di ogni giorno e quella che va al di là di ogni giorno: quella piantata nel cuore dell’uomo, conficcata come è anche nel cuore e nei pensieri di Dio. Di Dio, del grande assente, e sai perché? Perché lo si vuole scomodare solo per motivi formali ed esteriori: per menzionarlo nelle carte e nelle costituzioni o per abbellire le pareti e persino i pendenti,  mentre di fatto lo si è scacciato dalla propria esistenza, come dalla società.

Sergio caro, la società. Già che cos’è la società e che cosa possiamo fare per essa? Qui è il punto più delicato e più difficile di tutto il discorso e mi accingo ad affrontarlo con umiltà e anche, non te lo nascondo, con sofferenza, scorgendo però attraverso le ferite che per essa mi porto, un qualche fiotto di luce. Non ho ricette pronte, ma certamente converrai con me che se lottiamo per la pace e per la giustizia, pur in un mondo globalizzato, pardon omogeneizzato, un compito lo abbiamo ed anche importante: lottare il più possibile per globalizzare le cose in cui crediamo e delle quali tutti hanno veramente bisogno, padri e figli, i Paramello e i loro nipoti… Loro stanno partecipando alla globalizzazione di commerci e di interessi, noi globalizzeremo la voglia di dire che il denaro, pur necessario, non rende felice un uomo. Tra Dio e mammona (l’idolo del denaro) loro stanno scegliendo o hanno scelto (mi auguro di no) mammona, noi gridiamo chiaro e forte che scegliamo Dio. No, non quel Dio gendarme e custode del sistema, il vecchio della barba bianca (con tutto il rispetto di Michelangelo), il ma il Dio giovane e inquieto come te, il Dio che ama e che cerca l’amore, il Dio che ci conquista nella natura e nei sentimenti, che troviamo come ricerca autentica nei versi di una poesia e nelle note di sinfonie e canzoni, persino in quelle di uno come Barry White, che tanto ami.

Globalizzare la speranza di un altro mondo possibile…  che un altro mondo è possibile. Ma occorre crederci davvero e, quando sarà il caso, anche a costo di lasciare che “i morti seppelliscano i loro morti”, che i molti soldi restino ai loro adoratori. Comprare di meno, vivere con più semplicità, scoprire l’essenzialità come strumento di lotta esistenziale e profetica, come strumento politico. Rifiutare i prodotti inquinanti e frutto e causa di violenza… Cercarsi o addirittura crearsi un lavoro alternativo, che globalizza l’amore e l’impegno per gli altri, pur lasciandoci vivere dignitosamente. Hai visto che ciò è possibile in una comunità come la Comunità di liberazione di Gioiosa Jonica. È possibile anche altrove. Perché non tentare di renderlo possibile anche da noi, a Tortora o a Praia? Qui, niente della banca etica. E del consumo critico? Nemmeno a parlarne. Anzi quanto più il consumo è acritico e indotto dall’indottrinamento livellante e sistematico, adesso anche dagli spot fatti passare dieci volte per notte, tanto meglio. Consumare e pagare, guadagnare di più per consumare di più, lavorare anche sacrificando le vacanze, per guadagnare e consumare. Alla fine, insomma, vivere solo per guadagnare e per spendere. Tra i tanti negozi non esiste nulla che parli del pur così diffuso commercio equo e solidale. Tra i tanti volantini, manifestini e vetrine nulla che parli di pace, di giustizia e di salvaguardia del creato. Ora comprendi perché quel piccolo tentativo del PUNTOPACE, iniziato alle Sarre, debba crescere e che occorra crederci sempre di più? Quando vedo il poco impegno dei partecipanti, allora sì, un po’ di sconforto mi viene e da lì nascono quelle apprensioni come quella espressa nei tuoi confronti, ma anche nei confronti degli altri, a partire dalle mie nipoti e dai ragazzi che vedo di più. Allora talvolta mi sono detto, lo confesso: come posso  io, con le mie ciabatte comprate al mercatino e la mia camicia di scarto, con una cappella ricavata in una vecchia stalla e con una casa ridotta all’essenziale competere con il luccichio e con l’insuperabile fascino di brillanti e bracciali, con le superfirme (super-ipnosi) di pantaloni e casacche e persino di mutande? Sono un perdente in partenza. Contro tutto ciò non ho che la mia parola e spesso il mio silenzio. Sì, un silenzio che parla di ciò che non si vede e talora non si sente nemmeno e che però è il piccolo squarcio lanciato verso l’infinito. L’averlo intravisto anche solo una volta mi rende tutte le altre cose banali e insignificanti. Solo le persone, solo queste significano qualcosa, significano davvero molto nella mia vita. E tra queste ci sei certamente tu. Un abbraccio, DJ

Con la pubblicità l'uomo diventa oggetto di se stesso (Parblé)

Ultimamente in un mio racconto ho fatto una riflessione sulla pubblicità che
può rendersi utile. E' la storia di un folletto che scende sulla terra e fa una valutazione di
quello che vede, ad un certo punto del racconto si prende l'argomento della
pubblicità e dice:

FOLLETTO: La pubblicità, fenomeno dai noi attentamente vagliato sul nostro
pianeta, è arrivata al punto da rendere le persone - paradossalmente -
invidiose di se stesse, di ciò che potranno essere: che cosa dunque rende
invidiabile quel SE-STESSO-CHE-POTREBBE ESSERE ?  La risposta è l'invidia
altrui, perché l'invidioso non solo invidia gli altri ma da questi vuole
essere a sua volta ben invidiato.

UMANO: Ma cosa c'entra adesso la pubblicità!??

FOLLETTO: La pubblicità, al suo utente, non promette il piacere, ma la
felicità; felicità misurata dall'esterno e con il metro del giudizio degli
altri, la felicità di essere invidiati è glamour. Nessun termine umano rende
così bene la condizione contemporanea come la parola glamour: FASCINO,
SEDUZIONE E AMMIRAZIONE, elementi segreti utilizzati dalla pubblicità e
dalla moda, attraverso il possesso di alcuni prodotti reclamizzati essere
così invidiati da chi non ha quei prodotti. La spettatrice-compratrice deve
invidiare se stessa per ciò che diventerà se compra tal prodotto. Deve
immaginarsi trasformata dal prodotto in oggetto d'invidia per gli altri,
un'invidia che quindi giustifica l'amore che ella prova per se stessa.

UMANO: Ciò significherebbe che l'immagine pubblicitaria mi deruba del mio
amor proprio per ciò che io sono, e me lo restituisce al prezzo di un
prodotto!??

FOLLETTO: Sì, la pubblicità diviene uno dei motori principale del
cambiamento sociale, trasformando l'uomo in ogetto di se stesso.

Saluti parblè

Lettera a Sergio dal 1° gruppo di studio al Convegno presso la Fraternità Carmelitana di Bercellona-Pozzo di Gotto 6-08-03

A te, Sergio, ragazzo ''inserito'' nella realtà del nostro tempo, vogliamo  dire che apprezziamo molto il tuo spirito imprenditoriale, che ti spinge ad ''inventarti'' un'attività per il tempo libero da attività di formazione culturale (presumiamo che frequenti la scuola!). Ciò dimostra una volontà di "camminare" con le tue gambe. Vorremmo evidenziare, però, come il camminare con le proprie gambe è un segno di maturità che comporta anche saper scegliere dove, come e quando mettere in moto le proprie capacità. È importante tener presente che le scelte di ciascuno di noi non sono solo per noi, ma coinvolgono quelle degli altri.  Pertanto bisogna fare sempre i conti con le conseguenze che questo comporta.

Il fatto di aver ricevuto un incarico e di aver ricevuto anche una linea da seguire nella realizzazione di queste pubblicità non ti esime dalle tue responsabilità nel comunicare agli altri in un dato modo. Inoltre, come diciassettenne sei nelle condizioni di sostenere le tue convinzioni attraverso la tua intelligenza e la tua fantasia. Pertanto dalla discussione tenuta dal nostro gruppo di riflessione sulla libertà e sui suoi limiti nella società attuale è emerso l'invito a "personalizzare" il messaggio pubblicitario che proponi, cercando di cambiare le carte in tavola.

Abbiamo fiducia nelle tue capacità e in quelle di coloro che, come te, intendono cambiare in meglio la storia! Inoltre tu hai dei mezzi a disposizione che sono al passo con i tempi. Ti invitiamo ad utilizzarli al meglio, rifiutando l'omologazione. Ciascuno di noi è bello perché diverso dagli altri e per quello che è capace di offrire. Con simpatia, in bocca al lupo! Dal 1° gruppo di studio al Convegno presso la Fraternità Carmelitana di Bercellona-Pozzo di Gotto 6-08-03