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Peter Russel: La poesia come potenziale di rinnovamento [testo selezionato e trasmesso da Giacomo Leronni, Gioia del Colle (BA) gialero@libero.it]

<<In questo momento di grave crisi in Italia - ma anche in quasi tutti gli altri paesi del mondo - parlare della poesia, almeno della poesia come è stata durante questi ultimi trenta anni di incessante crisi, sembrerà piuttosto futile se non meramente frivolo.

Ma la poesia è l'unico modo di discorso capace di parlarci simultaneamente di tutte le cose.

Tutti gli altri tipi di discorso hanno la propria circoscrizione, il proprio limite, da una parte perché trattano necessariamente di una visione particolare entro un campo o dominio più o meno definito, e dall'altra perché tali discorsi si costruiscono in prosa, che è capace di dire soltanto una cosa alla volta in una serie lineare di osservazioni - fatti e opinioni - dove il campo di pensiero in ogni momento è strettamente limitato.

La prosa, sia quella degli scienziati che quella dei filosofi o dei critici deve essere chiara, precisa e definita.

La prosa deve essere razionale (se non del tutto logica) e discutere cause ed effetti, situazioni più o meno quantificabili, o se si tratta di morale o di etica deve parlare senza equivoci.

La prosa può legittimamente discutere sentimenti ed emozioni ma non è capace, né dovrebbe esserlo, di crearli o riprodurli. Quando cerca di fare così, degenera in una volgare retorica.

La poesia è tutt'altra cosa. Funziona simultaneamente su più piani o livelli, presenta nello stesso tempo, per mezzo di immagini più o meno complesse e suggestive, materiali da molti campi diversi e intanto evoca nel lettore o nell'uditore diverse emozioni.

Può sembrare paradossale ma la poesia, per mezzo di illusioni o almeno della fantasia, evoca nel soggetto il sentimento di essere in presenza di verità che la prosa è incapace di captare.

I significati definiti sono soltanto un elemento del discorso totale che è una recita anziché un argomento. Il gioco fra significato ed emozione è l'essenza della poesia.

La poesia non crea verità prettamente filosofiche ma presenta intuizioni, cioè presentimenti o presagi di tutta una situazione percepita non soltanto con la ragione o con l'intelletto ma con tutto l'organismo. Direi che la poesia viene più dalla mente inconscia e dal sistema endocrino che dalla pura razionalizzazione.

E se i poeti surrealisti attingevano per la maggior parte alla mente subconscia, i veri poeti visionari sono illuminati da una mente sovraconscia, la mente universale, anima mundi, o l'intelligenza attiva.

Non è un processo di pensiero ordinato, è anzi un vedere e sentire il tutto nel quale vedere è sentire e sentire è vedere. Si dice spesso che per quanto l'uomo contemporaneo sia progredito nelle cose tecniche, è istruito ma non veramente educato, e in questo senso è emozionalmente immaturo.

La poesia può funzionare come una terapia, un dirozzamento dell'anima aggrovigliata da tutti i falsi valori del consumismo e dalla mancanza di valori inerenti alla scienza e alla tecnologia.

Nella mia esperienza di una vita dedita alla poesia posso dire che soltanto la poesia, la musica e le arti pittoriche e scultoree, attualizzano il trascendente. Quando si sperimentano le più alte creazioni di queste arti si ha l'impressione che esse rappresentino verità oltre ogni immaginazione della mente soggettiva e fallace dell'individuo. Cioè i capolavori sono "veri" in quanto corrispondono a una Realtà che trascende il mondo dei cinque sensi.

Questa proposizione, che per me è palese e indubbia, non è tenuta in gran conto nel mondo intellettuale di oggi; e per quelli che ne dubitano, direi che "la poesia è anche vera in quanto corrisponde all'esperienza concreta e agli oggetti integrali, dai quali la scienza astrae qualità per lo scopo di classificazione e di generalizzazione" (M. H. Abrams, The Mirror and the Lamp, Oxford 1969, p. 313 ss.).

Si potrebbe dire che l'artista vede le cose integralmente, quasi come veramente esse sono, e solo allora lo scienziato può cominciare il processo di astrazione, di tassonomia, di generalizzazione.

Dante, in Paradiso XXVIII, ci dice:

"… e dei saper che tutti hanno diletto

quanto la sua veduta si profonda

nel vero in che si queta ogn'intelletto

Quinci si può veder come si fonda

l'essere beato ne l'atto che vede,

non in quel ch'ama, che poscia seconda;

e del vedere è misura mercede,

che grazia partorisce e buona voglia:

In un mondo quasi completamente controllato dalle distrazioni più o meno volgari e vacue dei media, abbiamo un pressante bisogno di questo vedere diretto dentro e oltre le cose.

La visione convenzionale scientifica è da paragonarsi alla medicina convenzionale che rimuove temporaneamente i sintomi ma non guarisce.

La poesia rassomiglia piuttosto alla vera guarigione, sia fisica sia spirituale.

E' un dono dello spirito e nessuno può capirlo, ma esiste lo stesso.

Ci sono guaritori che con la sola imposizione delle mani guariscono tutto (purtroppo ce ne sono tanti che sono degli impostori così come ci sono tanti falsi poeti).

Non posso parlare qui delle tecniche della poesia, della manipolazione del linguaggio, ma soltanto del potenziale della poesia per guarire una umanità afflitta.

La poesia è un fenomeno essenzialmente sociale per quanto scaturisca dalla mente dell'individuo.

Consiste in una simpatia e in una solidarietà fra tutta la gente del mondo.

La poesia impiega le leggende, i miti, i temi, i ritmi e le idee che stimolano un senso di unità in ogni comunità, paese, nazione, ecumene, sia nel senso sincronico sia in quello storico.

(E' interessante come tutta la poesia, anche quella della cosiddetta avanguardia, attinga al mito.) Ma questi elementi basilari della visione poetica non rigogliano, come invece i gruppi sociali e i partiti politici, da una identità basata su un senso di separazione, ma si fertilizzano e si arricchiscono vicendevolmente per creare nuove leggende, miti, temi, ritmi ed idee. E il poeta non può poetare senza un mito (è per questo che la stragrande maggioranza dei poeti di oggi non possono essere letti senza noia e frustrazione).

In Italia, come altrove, oggi si vuole fondare una società nuova e migliore per tutti. I poeti viventi di oggi non hanno niente da offrire in proposito. Ma la "poesia" ha tutto da offrire, non solo il "tutto" ma anche l'essenziale.

Mi sembra che prima di proporre riforme particolari e pratiche dobbiamo affrontare il problema nella sua totalità, cioè sentire nel profondo dell'animo quali sono i nostri bisogni essenziali.

Certamente faremo le riforme del fisco, del servizio sanitario, del mecenatismo statale della cultura, ecc., ma senza un nuovo spirito affettivo, cioè senza forti emozioni, non credo che avremo la volontà sufficiente per cambiare nulla>>.