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Questa 4^ domenica di quaresima sembra ruotare intorno a una grave crisi di relazioni familiari, alla fine solo parzialmente risolta. Tutto ciò proprio nella più grande parabola della misericordia raccontata da Gesù. Crisi, perché a un padre tanto amorevole non corrispondono sentimenti non solo di riconoscenza (che manca in entrambi i figli), ma corrisponde una vera e propria immagine padronale, che essi si sono fatti di lui. Il figlio minore pensa che egli ostacoli la sua libertà ed emigra, il maggiore non ha mai sentito come suo né il patrimonio del padre né il padre stesso e di fatto pensa e parla da servo e non da figlio. Il recupero della figura paterna avviene nel secondo figlio, attraverso esperienze-limite, che si chiamano fame, senso di estraneità, crisi di identità, ma soprattutto attraverso il riconoscimento del proprio errore: un errore teologico, prima ancora che morale! Non sappiamo se ciò riesca anche con il primo figlio – che, parallelamente ad altre parabole - dovrebbe rappresentare Israele o, più in generale, i religiosi ed i pii, esecutori ossequienti di liturgie e tradizioni, ma fermi all’idea che Dio è solo un padrone onnipotente e nulla più. Peccato, perché si perdono il meglio di quel Dio che si è rivelato non solo come colui che ci attende, ma colui che si è mosso e sempre emigra alla ricerca di noi, appunto per  il bene dei suoi figli!

4^ Domenica di Quaresima (C)

Ho conosciuto anch’io, pur essendo solo figlio,
la solitudine d’una strada da dove è scomparsa
la persona amata:
non so cosa si provi da padre, ma certamente so
cosa si provava da figlio,

quando il padre emigrava
non per la sua libertà ma per il pane dei figli…
Quella strada forse è rimasta per sempre

scavata  nel cuore e talora la rivedo,
sempre sperando che di nuovo mi riporti

quanti dopo di lui l’hanno percorsa,
tra compagni, amici e parenti.
Padre buono, solo ti chiedo di poterti
riscoprire ogni giorno non solo come colui
che pur sempre m’attende,
ma come chi è emigrato con me e accompagna
il mio andare solitario, con le mie tante domande
e quel mondo che ho dentro,
popolato di voci sommesse
e inenarrabili e contemplanti silenzi.  (GM/21/03/04)

 

Dal vangelo secondo Luca (15,1-3.11-32)

<<In quel tempo, si avvicinavano a Gesù tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo. I farisei e gli scribi mormoravano: «Costui  riceve i peccatori e mangia con loro». Allora egli disse loro questa parabola: «Un uomo aveva due figli. Il più giovane disse al  padre: "Padre, dammi la parte del patrimonio che mi spetta". E il padre divise tra loro le sostanze. Dopo non molti giorni, il  figlio più giovane, raccolte le sue cose, partì per un paese lontano e là sperperò le sue sostanze vivendo da dissoluto.  Quando ebbe speso tutto, in quel paese venne una grande carestia ed egli cominciò a trovarsi nel bisogno. Allora andò e si  mise a servizio di uno degli abitanti di quella regione, che lo mandò nei campi a pascolare i porci. Avrebbe voluto saziarsi con  le carrube che mangiavano i porci; ma nessuno gliene dava. Allora rientrò in se stesso e disse: "Quanti salariati in casa di mio  padre hanno pane in abbondanza e io qui muoio di fame! Mi leverò e andrò da mio padre e gli dirò: Padre, ho peccato contro il  Cielo e contro di te; non sono più degno di esser chiamato tuo figlio. Trattami come uno dei tuoi garzoni". Partì e si  incamminò verso suo padre. Quando era ancora lontano il padre lo vide e commosso gli corse incontro, gli si gettò al collo e  lo baciò. Il figlio gli disse: "Padre, ho peccato contro il Cielo e contro di te; non sono più degno di esser chiamato tuo figlio".  Ma il padre disse ai servi: "Presto, portate qui il vestito più bello e rivestitelo, mettetegli l'anello al dito e i calzari ai piedi.  Portate il vitello grasso, ammazzatelo, mangiamo e facciamo festa, perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita, era  perduto ed è stato ritrovato". E cominciarono a far festa. Il figlio maggiore si trovava nei campi. Al ritorno, quando fu vicino a  casa, udì la musica e le danze; chiamò un servo e gli domandò che cosa fosse tutto ciò. Il servo gli rispose: "E' tornato tuo  fratello e il padre ha fatto ammazzare il vitello grasso, perché lo ha riavuto sano e salvo". Egli si arrabbiò, e non voleva  entrare. Il padre allora uscì a pregarlo. Ma lui rispose a suo padre: "Ecco, io ti servo da tanti anni e non ho mai trasgredito un  tuo comando, e tu non mi hai dato mai un capretto per far festa con i miei amici. Ma ora che questo tuo figlio che ha divorato i  tuoi averi con le prostitute è tornato, per lui hai ammazzato il vitello grasso". Gli rispose il padre: "Figlio, tu sei sempre con me  e tutto ciò che è mio è tuo; ma bisognava far festa e rallegrarsi, perché questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita, era  perduto ed è stato ritrovato">>.