Il brano del profeta Daniele riportato in questa 33^ domenica del tempo ordinario, che volge al termine, fa venire in mente le consolanti parole con le quali il vecchio Tobi, pur dal luogo del suo esilio, preannunciava la ricostruzione ad opera di Dio: «Egli ricostruirà in te il suo tempio con gioia, allieterà in te tutti i deportati, amerà in te tutti gli sventurati» (Tb 13,11-12). La promessa anticipava la vittoria definitiva del bene e di quanti si adoperano per esso. Di questa vittoria, pur nel genere letterario dello sconvolgimento finale (l’apocalittica), parla nella prima lettura il profeta Daniele, che già vede rifulgere i saggi come lo splendore del firmamento. Parla anche Gesù, che ci invita a imparare a leggere i segni anticipatori del futuro. Anzi ci invita ad essere tra i segni che indicano la provvisorietà del mondo attuale, in vista di un suo rinnovamento totale e definitivo. |
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Ho già visto alcune |
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<<[Diceva Gesù: ] In quei giorni, dopo quella tribolazione, il sole si oscurerà e la luna non darà più il suo splendore e gli astri si metteranno a cadere dal cielo e le potenze che sono nei cieli saranno sconvolte. Allora vedranno il Figlio dell'uomo venire sulle nubi con grande potenza e gloria. Ed egli manderà gli angeli e riunirà i suoi eletti dai quattro venti, dall'estremità della terra fino all'estremità del cielo. Dal fico imparate questa parabola: quando già il suo ramo si fa tenero e mette le foglie, voi sapete che l'estate è vicina; così anche voi, quando vedrete accadere queste cose, sappiate che egli è vicino, alle porte. In verità vi dico: non passerà questa generazione prima che tutte queste cose siano avvenute. Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno. Quanto poi a quel giorno o a quell'ora, nessuno li conosce, neanche gli angeli nel cielo, e neppure il Figlio, ma solo il Padre>>. |