14 Domenica 2003 (anno B)

 Gli occhi bendati non riescono a vedere,
ma non sono solo gli occhi di una
particolare  “genìa di ribelli”,
sono anche i miei, i tuoi occhi,
quando facciamo fatica a scorgere
l’opera di Dio che ci accompagna
e più sovente ci  precede.
Chi s’istalla sulle sue sicurezze
farà la fine dei Nazaretani di allora,
assetati di  miracoli, senza accorgersi
che il vero miracolo era proprio lì,

sotto i loro occhi. (GM/06/07/03)

 

Dalla preghiera liturgica: “Togli il velo dai nostri occhi…”.

Ezechiele (2,3-5) <<Mi disse: «Figlio dell'uomo, io ti mando … ad un popolo di ribelli, che si sono rivoltati contro di me. Essi e i loro padri hanno peccato contro di me fino ad oggi. Quelli ai quali ti mando sono figli testardi e dal cuore indurito. Tu dirai loro: Dice il Signore Dio. Ascoltino o non ascoltino - perché sono una genìa di ribelli - sapranno almeno che un profeta si trova in mezzo a loro>>.

Vangelo di Marco (6,1-6) << Partito quindi di là, andò nella sua patria e i discepoli lo seguirono. Venuto il sabato, incominciò a insegnare nella sinagoga. E molti ascoltandolo rimanevano stupiti e dicevano: «Donde gli vengono queste cose? E che sapienza è mai questa che gli è stata data? E questi prodigi compiuti dalle sue mani? Non è costui il carpentiere, il figlio di Maria, il fratello di Giacomo, di Ioses, di Giuda e di Simone? E le sue sorelle non stanno qui da noi?». E si scandalizzavano di lui. Ma Gesù disse loro: «Un profeta non è disprezzato che nella sua patria, tra i suoi parenti e in casa sua». E non vi potè operare nessun prodigio, ma solo impose le mani a pochi ammalati e li guarì. E si meravigliava della loro incredulità>>.

 

Il rimando alla preghiera liturgica, perché sia tolto il velo dagli occhi, ci immette direttamente nel tema della festa della 14 domenica dell’anno, che riprende, dopo la festa dei Santi dietro e Paolo, il ciclo ordinario di quest’anno.  Sarebbe scontato, quanto fuorviante, attribuire solo agli altri cecità e incapacità di discernimento. Concentriamoci su noi stessi, per migliorare la nostra recettività, fino a saper vedere, come Mosè, l’Invisibile (Eb 11,27) al di dentro e al di là delle cose visibili.