Giovanni Mazzillo <info autore>     |   home page:  www.puntopace.net 

"L'educazione alla pace come recupero del villaggio".

Schema della relazione al convegno di Pistoia sull'educazione alla pace (2-5/7/1981)

"Alla base della vita culturale del nostro tempo sta l'esigenza di ricordare una patria ed mediare attraverso la concretezza di questa esperienza il proprio rapporto con il "mondo" e che "occorre" possedere un villaggio vivente nella memoria a cui l'immagine e il cuore tornano sempre, che poi l'opera di scienza o di poesia riplasma in voce universale"
 [Cit. di E. Di Martino, amico e maestro di C. Pavese ne "Il corriere della sera" (24/11/1980), con il titolo: "Ma Pavese capì la gente di Calabria"?].

La pace che nasce dal popolo e il villaggio.

1) E' ancora valido ed attuale quanto fu elaborato nelle due Routes della Pax Christi Internazionale in Calabria. Le lettere "ai costruttori di pace" ribadivano la necessità di costruire una pace con il popolo e dal popolo, portando alcuni esempi di condivisione, di superamento di strutture violente e di emarginazioni esempi realizzati dalla base, a partire dal popolo.

Il popolo è preso qui nell'accezione del villaggio o del quartiere o della comunità: qualcosa in cui ci riconosciamo e qualcosa di cui abbiamo anche bisogno per vivere in una continua interazione con gli altri, considerandoli non astratti, ma persone concrete con le quali abbiamo vissuto, o viviamo, o vivremo nel futuro.

Il popolo è inteso in distinzione logica e socio-politica dai "potenti", da coloro che contano e che anche quando parlano di pace, parlano di una pace ambigua, che lungi dall'abbattere le ingiustizie e le emarginazioni, tendono a fissarle e a razionalizzarle, superandone solo le contraddizioni e le tensioni superficiali.

Il popolo è quello che fa la storia con le sue sofferenze, i suoi morti, il suo ricordo grondante di dolore. Il ruolo dei potenti è determinato fino a che il popolo resta un popolo di "sudditi", oggetto della storia e fonte di tributi, di denaro e di sangue.

La storia dei manuali e la storia della memoria del dolore.

Alcuni esempi di espropriazione della storia (in qualche caso del vangelo):

1) Schmidt al Kirchentag e Carstens sulla non realizzabilità pratico-politica delle "beatitudini";

2) I monumenti ai grandi;

3) Esempi positivi di far diventare soggetto della storia "il popolo": la storia della CEHILA e le comunità di base.

Quale popolo? Non la razza (ideologia); non la gente insieme di pedoni ("Viva la gente!"), ma i poveri come:

a) portatori di valori, ad esempio nella realtà del Sud (convivialità, fedeltà, accoglienza, profondità);

b) di potenzialità di rottura;

c) di memoria storica.

Concretizzazione personale in un villaggio del Sud.

Il villaggio rifiutato.

Possibili diversi atteggiamenti:

-               paese del Sud, come poesia ed evasione;

-               paese di miserabili;

-               luogo buono per le ferie.

(Oggetto di diapositive e di osservazione).

-                              Una situazione arcaica da civilizzare;

-                              Una situazione pastorale da evangelizzare.

Una premessa fondamentale comune a questi atteggiamenti errati di accostare il Sud: la gente è immatura; ha bisogno di ottenere qualcosa, è in situazione di sudditanza.

L'atteggiamento giusto.

L'ascolto. La pratica dell'ascoltare non solo le parole, ma anche la realtà, la natura e il deserto, le parole e il silenzio, le preghiere e l'impotenza.

Sintonizzarsi con il popolo

=              Capire di essere parte di esso

=              Rivedere le proprie radici e il proprio passato, le sue speranze e le proprie speranze.

Passare dall'uomo-per-il-popolo ("per gli altri") all'uomo-con-il-popolo (parte di esso). Ritrovare il popolo è ritrovare se stessi. Dal popolo disprezzato al popolo ritrovato,dal villaggio rifiutato al villaggio ricompreso ed accettato.

Il villaggio ritrovato.

La memoria del dolore e il ritrovamento del popolo: un popolo di vinti dalla natura, dalle guerre, dalla storia, dalla dominazione culturale. Cultura del popolo e cultura per il popolo. Ritrovare se stessi come parte della storia del popolo nei suoi racconti, nei suoi canti, nel suo pianto, nella sua festa. Ritrovarsi nella religiosità come fondamento della vita e nel vangelo vissuto come fedeltà alla terra, agli uomini, alla morte. Ritrovare se stessi nella festa e nel pellegrinaggio come indicazioni di gratuità e di gioia, di esperimenti di liberazione da difficoltà oggettiva (conti che si chiudono amaramente).

Il villaggio "superato".

La storia di un gruppo parrocchiale e di una comunità parrocchiale (= villaggio): vie non contrastanti, non parallele, ma che si integrano nelle radici, nello sviluppo, nelle mete comuni. La pace nasce come riscatto contro le pretese dei potenti, in 2 momenti:

1) vivere il vangelo coscientemente:

                      a) lavoro di declerizzazione della chiesa;

                      b) valorizzazione critica della religiosità popolare;

                      c) coraggio di leggere e di discutere il vangelo con la gente;

2) vivere la storia coscientemente:

a) comprendere la profezia della storia e delle memoria del dolore (non maledizione di Dio, ma visione profetica dei fatti);

b) comprensione e denuncia dei meccanismi di dominio e di sfruttamento;

c) capacità di progettare il futuro.

Progetti positivi di pace come condivisione e superamento dell'isolamento:

   a) la scoperta del mondo più grande del villaggio;

   b) degli "altri" non turisti, ma compagni di cammino.

   Cammino comune:

- nella coscienza: elemento culturale e critico;

- nella valorizzazione del lavoro come portatore di pace e di dialogo;

   - negli scambi e nell’arricchimento reciproco.