Giovanni Mazzillo <info autore>     |   home page:  www.puntopace.net 


Dalla città di Caino alla città di Abele

(Rossano 1996 / Schema della relazione di G. Mazzillo)

1.                Caino fondatore di città

1.1.           L’intraprendenza del violento

Gen 4,17: «Ora Caino si unì alla moglie che concepì e partorì Enoch; poi divenne costruttore di una città, che chiamò Enoch, dal nome del figlio».

«Poi...» e prima?:  eliminazione di Abele - il segno della protezione di Dio - esilio nel paese di Nod (terra di quanti non hanno patria?). Delitto - paura - autoesilio - bisogno di una città a propria misura

1.2.           La violenza si automoltiplica

«Sette volte sarà vendicato Caino ma Lamech settantasette».

Lamech erede di Caino parla alle mogli con la (presunta) onnipotenza del violento:  «Ada e Zilla, ascoltate la mia voce; mogli di Lamech, porgete l'orecchio al mio dire: Ho ucciso un uomo per una mia scalfittura e un ragazzo per un mio livido» (Gen 4,23). Inoltre la violenza si autogiustifica: «sette volte Caino, settantasette Lamech».

C’è una sorta di patto di sangue (di natura mafiosa): il sangue degli altri che sarà versato per un nonnulla.

È un patto generatore di violenza e pertanto di morte. La spirale sembra: sopraffazione con l’appiglio di una minuzia - difesa violenza di sé e del proprio clan - considerazione dell’altro come nemico.

Caino è visto come fondatore di “civiltà”, essendo   l'antenato  degli  allevatori,  dei musicisti, dei fabbri e forse delle “figlie del piacere” (Naama = la bella o amata) cf. v 22). La città è considerata negativamente da questo brano attribuito alla tradizione jahvista, così come quello  della torre di Babele (Gen 11,1-9 ).         

1.3.           La violenza uccide la comunicazione

«Dissero: “Venite, costruiamoci una città e una torre, la cui cima tocchi il cielo e facciamoci un nome, per non disperderci su tutta la terra”» (Gen  11,4). La città di Caino nasce dalla ribellione ed è espressione di arroganza.

2.                Abele fondatore di comunità

2.1.           «Ecclesia ab Abel» (espressione di alcuni antichi padri della chiesa)

Chiesa da Adamo o chiesa da Abele?.

“Il sangue di Abele ancora parla” (Eb 11,4: «Per fede Abele offrì a Dio un sacrificio migliore di quello di Caino e in base ad essa fu dichiarato giusto, attestando Dio stesso di gradire i suoi doni; per essa, benché morto, parla ancora»).

Abele prefigura Cristo, e il suo patto nel sangue versato per gli altri (Eb 12,22.24: «Vi siete accostati ... alla città del Dio vivente, al  Mediatore  della  Nuova  Alleanza  e  al sangue dell'aspersione dalla voce più eloquente di quello di Abele»; Mc 14, 24 «[Gesù]  disse:  “Questo è il mio sangue, il sangue dell'alleanza versato per molti”».

2.2.           Una città decentrata da se stessa

«Voi vi siete invece accostati al monte di Sion e alla città del Dio vivente, alla Gerusalemme celeste e a miriadi di angeli, all'adunanza festosa  e all'assemblea dei  primogeniti iscritti nel cielo ... al Mediatore della Nuova Alleanza e al sangue dell'aspersione dalla voce più eloquente di quello di Abele» (Eb 12, 22-24).

La città terrena (che pur era Gerusalemme) è stata tuttavia la città dalla quale Gesù è stato estromesso, essendo morto fuori di essa, pertanto «Usciamo dunque anche noi dall'accampamento e andiamo verso di lui, portando il suo obbrobrio, perché non abbiamo quaggiù una città stabile, ma cerchiamo quella futura» (Eb 13,13-14).  Siamo infatti cittadini del cielo, più che della città.

2.3.           Città a misura dell’uomo perchè secondo il progetto di Dio

E che cosa ne è della città terrena? Dobbiamo rinunciare a viverci dentro o a costruirla? Certamente no, ma dobbiamo tener presenti alcuni principi importanti.

Oltre a quelli già evidenziati, occorre:

- Praticare la correzione fraterna e perdonarsi fino a settanta volte sette:

       «Se il tuo fratello commette una colpa, và e ammoniscilo fra te e lui solo; se ti ascolterà, avrai guadagnato il tuo fratello; se non ti ascolterà, prendi con te una o due persone, perché ogni cosa sia risolta sulla parola di due o tre testimoni. Se poi non ascolterà neppure costoro, dillo all'assemblea; e se non ascolterà neanche l'assemblea, sia per te come un pagano e un pubblicano ... Allora Pietro gli si avvicinò e gli disse: «Signore, quante volte dovrò perdonare al mio fratello, se pecca contro di me? Fino a sette volte?». E Gesù gli rispose: «Non ti dico fino a sette, ma fino a settanta volte sette» (Mt 18.15-17.21-22).        

- Costruire in armonia con il progetto di Dio, progetto di pace e di giusta convivenza tra gli uomini: «Se il Signore non costruisce la casa, invano vi faticano i costruttori. Se il Signore non custodisce la città, invano veglia il custode» (Sal 127,1).

- Costruire sulla roccia di una fede praticata nella solidarietà e non sulla verbosità di una fede declamata (cfr. le due case in Mt 7,24-27).

-  Ricostruire anche in tempo di devastazione e di esilio. Ger 29,7: lavorare per la pace persino del luogo di deportazione, perché Dio coltiva per tutti progetti di pace: «perché mi cercherete con tutto il cuore; mi lascerò trovare da voi - dice il Signore - cambierò in meglio la vostra sorte e vi radunerò da tutte le nazioni e da tutti i luoghi dove vi ho disperso - dice il Signore - vi ricondurrò nel luogo da dove vi ho fatto condurre in esilio» (Ger 29,14).

- Avere come modello la città definitiva dell’Apocalisse: «Vidi anche la città santa, la nuova Gerusalemme, scendere dal cielo, da Dio, pronta come una sposa adorna per il suo sposo. Udii allora una voce potente che usciva dal trono: « Ecco la dimora di Dio con gli uomini! Egli dimorerà tra di loro ed essi saranno suo popolo ed egli sarà il "Dio-con-loro". E tergerà ogni lacrima dai loro occhi; non ci sarà più la morte, né lutto, né lamento, né affanno, perché le cose di prima sono passate» (Apc 22, 1-4) [Dio sole della città - consolazione degli uomini - novità di ogni cosa].