Giovanni Mazzillo <info autore>     |   home page:  www.puntopace.net

TESTO della relazione tenuta al XII Corso d'aggiornamento
dell'Associazione Teologica Italiana (ATI) per Docenti di dogmatica. Tema "Il sacramento della fede" - Roma 2-4/01/02
 

Pagina sintetica alla fine del testo

Giovanni Mazzillo
Docente di teologia fondamentale e Filosofia delle religioni all'Istituto Teologico Calabro (Catanzaro)

Il battesimo e i riti di purificazione nelle altre religioni

Alcune premesse

La prima. Lo svolgimento della ricerca ha innanzi tutto evidenziato un limite incluso nella formulazione del tema. I riti dei quali siamo venuti a conoscenza non sono semplici riti purificatori, ma come emerge già dallo studio dei riti battesimali collegati a Qumran ed allo stesso rituale del Battista, sono molto di più. Dal confronto con riti di immersione, di aspersione e di contatto con le acque, presenti in moltissime religioni si può dire che la molteplice e multiforme ritualità collegata con l'acqua rimanda spesso a una vera e propria rigenerazione, indica un nuovo inizio. In non pochi casi il confronto fa emergere la convinzione che attraverso la ritualità dell'acqua si dia una nuova dimensione spirituale, se non divina: una sorta di immersione, appunto, nel mistero.

La seconda. Tema e ritualità dell'acqua sono pressoché universali nelle religioni. Essendo l'acqua uno degli elementi fondamentali, è stata ritenuta sia dalle culture tribali sia dalle religioni a caratterizzazione antropologica e storica superiore e preesistente allo stesso fuoco.

Senza dilungarci oltre, diremo che non ci sembra del tutto fuorviante la sintesi di Mircea Eliade, pur accettando almeno parzialmente le circospezioni critiche con le quali la sua concezione è stata guardata dagli storici delle religioni. Questi hanno molto differenziato le concezioni sull'acqua a partire dai diversi contesti etno-antropoloogici studiati separatamente (raccoglitori-cacciatori, coltivatori, pastori ecc.). In realtà, dopo aver registrato tali differenziazioni, ci sembra comunque che ciò che le accomuna possa ugualmente essere ricondotta a quest'affermazione di Eliade:

"Principio dell'indifferenziazione e del virtuale, fondamento di ogni manifestazione cosmica, ricettacolo di tutti i germi, le acque simboleggiano la sostanza primordiale da cui nascono tutte le forme e alle quali tornano, per regressione o cataclisma [... ] L'immersione nell'acqua simboleggia la regressione nel preformale, la rigenerazione totale, la nuova nascita, perché l'immersione equivale a una dissoluzione delle forme, a una reintegrazione nel modo indifferenziato della preesistenza"1 [vedere le note alla fine del file].

La terza premessa. Non potendo prendere in considerazione l'enorme volume di documentazione esistente sull'acqua, facciamo qui riferimento e quanto abbia un carattere più eminentemente paragonabile o riconducibile al nostro battesimo, facendo riferimenti anche alla concezione biblica sull'acqua. È sicuramente un limite, ma almeno ci consente di tenere una linea di indagine più chiara. I riscontri, le similitudini e le inevitabili differenze che ne emergono non entrano ancora nel merito di una valutazione teologica sulla possibilità di un loro riferimento salvifico o, come qualcuno ha scritto, di un certo valore cristianamente anonimo di riti non cristiani assimilabili al cristianesimo2. Tralasceremo del tutto quest'aspetto pur interessantissimo, per concentrarci su una presentazione di natura prevalentemente fenomenologica. Con ciò intendiamo presentare alcuni risultati emergenti da una seppure grezza comparazione tra religioni diverse e una conseguente riflessione a questa limitata.

1) L'acqua alle origini e prima delle origini.

1.1. L'acqua che dà la vita

I riti insieme di purificazione e di rigenerazione sono contestuali al significato che le religioni attribuiscono all'acqua. Agli uomini di ogni tempo l'acqua è sembrata non una realtà generata, ma generante, non una qualche figlia di altri elementi, ma la madre, anzi l'elemento primordiale che è all'origine di tutti gli altri. Cominciando dalla Bibbia, noteremo che, al pari della Parola del Prologo del vangelo di Giovanni, anche l'acqua della Genesi sembra prima e all'origine di tutte le cose. Nel racconto delle origini anche le acque del caos primordiale sono prima della stessa creazione e la terra apparirà solo quando la Parola di Dio opererà la loro separazione.

Trasferendoci nel mondo induista, in un inno del Rig-Veda3 l'acqua originaria in quanto "madre di tutti i fiumi", detta Sarasvati è assimilata a Vac, la Parola, la dea che dà fecondità e ricchezza attraverso la pioggia4. Con l'acqua compaiono nel poema figure di dee madri e di vergini, di amanti di alcuni geni dell'aria, i Gandharva. Si tratta in ogni caso di personificazioni che presiedono alla vita tanto degli stessi liquidi come delle piante, ma anche dei fiumi e dei cieli piovosi. Per questo tali forme divine non solo portano, ma anche preservano la vita.

Sono inoltre celebri le mitologie delle ninfe presenti nelle sorgenti e nelle fonti. Nello zoroastrismo le acque sono energia che feconda. La loro personificazione avviene in Ardvi Sura Anahita, signora di tutte le acque, che si identifica in una sorgente posta tra le stelle e alla quale è indirizzato venerazione e culto.

In Grecia Poseidone ripresenta una forma mitologica di primaria importanza anche se collocato nelle acque marine. Se per la Genesi all'inizio non c'erano che l'enorme complesso delle acque e la Ruach di Dio che aleggiava o "covava" su di esse5, per la mitologia greca la coppia ancestrale era rappresentata da Oceano, padre degli dei e fiume vitale primordiale, dal quale scaturiscono tutti gli altri e Teti, massa di acqua indistinta dal primo e tuttavia sua dimensione femminile6. Da questa coppia ancestrale acquatica hanno avuto origine Urano e Gaia, il cielo e la terra, come dalla preesistenza delle acque bibliche e dal soffio della Parola di Dio, che da esse li ha tratti, hanno avuto origine la volta celeste e il suolo terrestre.

L'idea di una presenza divina nelle sorgenti è credenza ben nota nel mondo orientale e in quello classico greco-latino. Non è però da dimenticare che essa affiora in contesti culturali geograficamente lontanissimi, come, ad esempio, in Australia. Qui, nel Kimberley, è stata annotata la credenza che Kaleru, il serpente-arcobaleno aveva posto gli spiriti-bambini in fosse di acqua. Nell'area della Melanesia era stata notata l'usanza di porre dell'acqua di mare accanto al letto della donna che intendesse concepire. Si riteneva infatti che ciò potesse accadere attraverso il contatto con lo spirito-bambino ivi presente. Collegata a tale credenza era l'idea che la prima donna mitica fosse stata ingravidata tramite le acque da un eventuale spirito ad essa pre- o coesistente. Il suo stesso nome di donna conservava nel suo etimo l'acqua corrente (Bolutkwa, da bo cioè donna e litukwa, acqua corrente).

Agli studiosi non è sfuggita una particolarità: l'importanza dell'acqua come essenziale per la vita soprattutto nei luoghi afflitti da siccità e desertificazione. Anche i teologi hanno fatto rilevare la strettissima relazione tra la presenza dell'acqua e la vita. Quest'ultima talora è indicata a parte nel simbolo ancestrale dell'albero. Corso d'acqua ed albero della vita sono una coppia frequente non solo nella Bibbia, ma anche in altri testi sacri dell'umanità7.

In ogni caso, popolazioni nomadi e pastori erranti in luoghi dove è di vitale importanza trovare qualcosa di vegetale, sono stati quelli che più hanno colto, teorizzato e ritualizzato il nesso inscindibile tra acqua e vita. Tracce di quest'esperienza sono ben presenti, ad esempio, nel Corano, dove è scritto "Dio fa scendere acqua dal cielo e ne fa viva la terra che prima era morta. E questo è un segno importante per gente capace di udire" (Corano 16,65).

Nella Bibbia i libri della Genesi e dell'Apocalisse visualizzano la presenza delle acque e la sua importanza decisiva tanto per gli uomini che per le piante. Tale rappresentazione è alle origini e alla conclusione della vicenda umana, apre e chiude un tema che si può ritrovare come ricorrente in tutta la Bibbia. Nel libro della Genesi "un fiume usciva da Eden per irrigare il giardino, poi di lì si divideva e formava quattro corsi" (Gen 2,10). Nell'Apocalisse, poco prima della chiusura, l'autore racconta:

"Mi mostrò poi un fiume d'acqua viva limpida come cristallo, che scaturiva dal trono di Dio e dell'Agnello. In mezzo alla piazza della città e da una parte e dall'altra del fiume si trova un albero di vita che dà dodici raccolti e produce frutti ogni mese; le foglie dell'albero servono a guarire le nazioni (Ap 22,1-2).

Un'immagine molto simile a questa, con l'acqua che scaturisce dal tempio, luogo dove si pensa che Dio risieda, e che fa verdeggiare le piante è presente in Ezechiele (Ez 47,1-12). L'acqua però è l'elemento religiosamente più significativo anche altrove, come ad esempio nella pericope del vangelo di Giovanni che racconta l'incontro di Gesù con la samaritana (Gv 4,1-42). L'acqua viva, Ûdwr zîn, che Bultmann vorrebbe tradurre come "l'acqua vera", ricorda invece, secondo la tradizione giudaica e quella di Qumran8, l'acqua viva della torah, così chiamata ad indicare il fatto che era apportatrice di vita per gli uomini. Anche Gesù ricorre al paragone dell'acqua per indicare quella sorgente di vita che non si esaurisce mai e che "zampilla per la vita eterna". Le successive interpretazioni patristiche che in essa hanno visto il dono dello Spirito Santo9 non sono in contraddizione con il fatto che l'acqua rappresenti un simbolo ancestrale di vita, tanto più che essa è, come in questo caso, acqua vivente (udòr zon).

Non è da dimenticare che il quarto evangelista riprende il tema dell'incontro dell'essere umano con il divino pressi fonti e pozzi, frequente nella letteratura patriarcale. Essendo luoghi dove è presente l'acqua, essi segnano il cammino in avanti tanto del patriarchi che del popolo esodale e marcano i momenti privilegiati nei quali la salvezza di Dio intercetta la vita degli uomini. Così, ad esempio, presso un pozzo, chiamato anche fonte di acqua, il servo di Abramo incontrò Rebecca, che fu poi la sposa di Isacco (Gen 24,10ss.), adempiendo così il piano salvifico ascritto a Dio stesso. La storia si ripeté con Giacobbe, che presso la fonte incontrò Rachele (Gen 29,1ss.). Mosè, in fuga dal faraone, si rifugiò presso un pozzo, dove ebbe salva la vita (Es 2,15ss.). Lo stesso popolo di Dio, liberato ormai dalla servitù egiziana e che correva pericolo di essere finito dalla sete, fu salvato prima dall'acqua addolcita dall'intervento di Mosè per ordine di Dio (Es 15,22-27) e successivamente dall'acqua della contesa che scaturì come acqua viva dalla roccia (Es 17,1-7). La vita della terra promessa infine dipendeva ancora una volta dall'acqua come continuo dono di Dio. Il popolo doveva attenderla dal cielo, a differenza dell'Egitto che invece la vedeva salire dall'alveo del suo fiume (Dt 11,10-12).

Accanto all'acqua del cielo è menzionata l'acqua di sorgente, che diventa nella prima alleanza il simbolo della vita piena conferita da Dio nei tempi messianici. Per questo ne è un bene e un simbolo rappresentativo. La promessa è esplicitata con termini indimenticabili in Isaia: "Attingerete acqua con gioia alle sorgenti della salvezza" (Is 12,3, cf. anche Is 55,1), mentre in Geremia troviamo la netta identificazione, sebbene sotto forma di metafora, di ciò che nelle religioni si dà in forma quasi metafisica: tra Dio e l'acqua. Per bocca del profeta Dio stesso dice: "essi hanno abbandonato me, sorgente di acqua viva, per scavarsi cisterne, cisterne screpolate, che non tengono l'acqua" (Ger 2,13b). È un tema che ritroviamo in altri profeti, come, ad esempio in Zaccaria, che parla delle "acque vive" che "in quei giorni sgorgheranno da Gerusalemme e scenderanno parte verso il mare orientale, parte verso il Mar Mediterraneo, sempre, estate e inverno" (Zac 14,8). Ritroviamo l'idea ancora nei salmi, che la riprendono in termini come questi: "un fiume e i suoi ruscelli rallegrano la città di Dio, la santa dimora dell'Altissimo" (Sal 46,5). Lo sfondo teologico di tutto ciò è comunque la confessione di fede che fa dire al popolo rivolto a Dio: "è in te la sorgente della vita, alla tua luce vediamo la luce" (Sal 36,10).

Oltre a questi passi, gioverà ricordare che "le acque" ricorrono nella Bibbia in quanto tali, cioè come majîm, 582 volte, mentre mare (Jam) ricorre 397 volte e abisso acquatico (tehom) 36 volte. Ci sono tracce innegabili di corrispondenze con le cosmologie medio-orientali, come, ad esempio, nel libro di Giobbe, che presenta ancora l'acqua come forza primordiale da domare e limitare10. Affiora così una fondamentale ambivalenza dell'acqua come forza distruttrice che atterrisce e come forza benefica che dà vita. È una coppia concettuale che ci riconduce direttamente alla dimorfia originaria della stessa percezione del divino come mysterium tremendum e fascinans nello stesso tempo

1.2. Simbolismo fondamentale dell'acqua e del fuoco

I riti di purificazione sono universalmente collegati alla simbologia primordiale dell'acqua viva o dell'acqua della vita. La sua forza purificatrice risiede nell'energia che essa possiede e significa un nuovo inizio, la fine di uno stato deteriorato, per far emergere una realtà nuova, più che rinnovata. A questo riguardo sarà bene annotare che mentre il fuoco distrugge nella sua purificazione, l'acqua lava senza eliminare l'oggetto da purificare. Simbolo culturale e religioso ancestrale, l'acqua sembra essere nella mentalità mitica superiore al fuoco, per la semplice osservazione primitiva che l'uomo può dare origine al fuoco, ma non all'acqua. Gerardus van der Leeuw riporta l'interessante dialogo tra un indigeno di Surinan e altri. A lui che constatava che l'uomo non può vivere senz'acqua fu fatto osservare che non era possibile vivere neanche senza il fuoco. Egli però rispose "È impossibile paragonare il fuoco con l'acqua, perché il fuoco lo può fare l'uomo, mentre l'acqua la sa fare Dio solo. L'acqua è indispensabile a tutti i viventi, uomini, bestie, piante, mentre l'uomo soltanto non vive senza fuoco"11.

La purificazione è di solito preparazione al sacro ed avviene normalmente attraverso l'abluzione con l'acqua, e la corrispettiva azione di "desecratio", come rito contrario, per ritornare al contatto con il profano. Si pensi nella messa alla purificazione delle mani, della patena e del calice all'offertorio e al gesto erroneamente chiamato anch'esso "purificazione" con cui il sacerdote si lava(va) le dita dopo la comunione. Ritroviamo i due momenti nel Levitico, che dava questa prescrizione per il sacerdote (qui Aronne) che sta per entrare nel santuario:

"Si metterà la tunica sacra di lino, indosserà sul corpo i calzoni di lino, si cingerà della cintura di lino e si metterà in capo il turbante di lino. Sono queste le vesti sacre che indosserà dopo essersi lavato la persona con l'acqua" (Lv 16,4).

La prescrizione per il sacerdote all'uscita dal luogo sacro era la seguente:

"si toglierà le vesti di lino che aveva indossate per entrare nel santuario e le deporrà in quel luogo. Laverà la sua persona nell'acqua in luogo santo, indosserà le sue vesti e uscirà ad offrire il suo olocausto e l'olocausto del popolo e a compiere il rito espiatorio per sé e per il popolo" (Lv 16, 23b-25).

Nel mondo biblico la purificazione con l'acqua riguarda la maggioranza dei casi. Segue un rituale minuzioso a partire da quello che troviamo nel capitolo 19 del libro dei Numeri12. Ma, dal confronto con le altre religioni, si nota immediatamente che il rito di purificazione con l'acqua è diffusissimo, se come già informava Porfirio13, dopo il sacrificio, al sacerdote dell'antica Grecia, era fatto obbligo di lavare se stesso e i suoi abiti in un fiume14. Per i romani valeva il lustrum, rito purificatorio, il cui etimo sembra derivare da lostrum o laustrum, l'acqua usata per lavare. Era una cerimonia ciclica ricorrente, originariamente, il 1° di marzo, che segnava l'inizio del nuovo anno e alla fine dello stesso, terminante con la fine di febbraio, che prendeva il nome dagli agenti della purificazione (februa).

Nel mondo egiziano troviamo frequenti raffigurazioni di sacerdoti o divinità che versano acqua in circolo al di sopra del defunto. Conoscendo la mitologia egizia da altre fonti, possiamo ben supporre che si trattasse non di sola purificazione, ma di introduzione alla vita nell'aldilà. La purificazione era infatti una sorta di comunicazione con la vita divina scaturente dall'acqua, considerata mezzo di risurrezione, se, come troviamo nel Libro dei morti, il morto stesso "si purifica nel giorno della sua nascita (si intende della sua rinascita nell'aldilà)"15. Abbiamo così una conferma di ciò che asserisce la fenomenologia delle religioni, quando indica due effetti fondamentali della purificazione: "comunicare la potenza buona e disarmare quella cattiva"16. La potenza è in molte religioni quella della divinità, fonte della vita. I riti lustrali alludono non di rado al ritorno all'acqua primordiale dalla quale ha nuovamente origine la vita.

Come già accennato, la purificazione non sembra essere una semplice restaurazione di uno stato primitivo, né un atto passivo con il quale cancellare una macchia. Giacché l'idea della macchia è anche un attentato contro l'integrità della vita, della prosperità di un villaggio ecc., la purificazione significa la reintegrazione del colpevole per ricongiungersi direttamente alle fonti stesse della vita.

Ne abbiamo una dimostrazione in un suggestivo rito osservato nell'isola di Sulawesi (Celebes). Qui l'incesto veniva purificato attraverso la discesa dei colpevoli e dell'intera popolazione del villaggio nell'acqua di un fiume, in cui veniva fatto scorrere il sangue un bufalo, di un maiale e di una gallina costì uccisi. Il rito ricorda quello del capro espiatorio del Levitico (cap. 16), mandato dal sacerdote nel deserto, dopo aver confessato su di lui tutte le colpe del popolo. Anche qui, il lavaggio delle mani fa parte di una concezione più complessa, in cui si nota la tendenza rituale a ristabilire il naturale circuito della vita che è stato allentato o infranto dalle colpe.

1.3. Potenza purificatrice dell'acqua

La potenza purificatrice dell'acqua è messa spesso in relazione con l'"acqua viva". La correlazione riaffiora nella Bibbia con molta chiarezza a proposito della purificazione dal contatto con la lebbra:

"Questa è la legge da applicare per il lebbroso per il giorno della sua purificazione. Egli sarà condotto al sacerdote. Il sacerdote uscirà dall'accampamento e lo esaminerà; se riscontrerà che la piaga della lebbra è guarita nel lebbroso, ordinerà che si prendano, per la persona da purificare, due uccelli vivi, mondi, legno di cedro, panno scarlatto e issòpo. Il sacerdote ordinerà di immolare uno degli uccelli in un vaso di terracotta con acqua viva. Poi prenderà l'uccello vivo, il legno di cedro, il panno scarlatto e l'issòpo e li immergerà, con l'uccello vivo, nel sangue dell'uccello sgozzato sopra l'acqua viva. Ne aspergerà sette volte colui che deve essere purificato dalla lebbra; lo dichiarerà mondo e lascerà andare libero per i campi l'uccello vivo. Colui che è purificato, si laverà le vesti, si raderà tutti i peli, si laverà nell'acqua e sarà mondo. Dopo questo potrà entrare nell'accampamento, ma resterà per sette giorni fuori della sua tenda" (Lv 14,1-8).

Come si sarà notato, le prescrizioni purificatorie sono in rapporto diretto con l'acqua viva, cui si aggiunge l'elemento sacrificale di uno degli uccelli, mentre l'altro viene lasciato volare vivo, quasi a significare che dalla purificazione rinasce la vita. Non è inoltre da dimenticare la simbologia del volatile che librandosi in alto ricorda, al pari dei volatili usciti dall'arca di Noè, lo Spirito di Dio sulla superficie delle acque primordiali.

Alcuni tratti di questa proto-modello ricompaiono nella nuova alleanza. La purificazione operata da Gesù, sarà, per bocca dello stesso Battista, collegata direttamente allo Spirito Santo, che discende come colomba su Gesù, e al fuoco che ne indica un'efficacia ancora più radicale:

"Giovanni rispose a tutti dicendo: "Io vi battezzo con acqua; ma viene uno che è più forte di me, al quale io non son degno di sciogliere neppure il legaccio dei sandali: costui vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco" (Lc 3,16).

Il riferimento è a quanto già detto sull'acqua viva che Gesù dà agli uomini in riferimento al vangelo di Giovanni. Da quanto già detto è chiaro il collegamento tra battesimo e Spirito, un legame verificatosi nel Cristo. Nelle parole del Battezzatore esso è espresso così:

"Io non lo conoscevo [il Cristo], ma chi mi ha inviato a battezzare con acqua mi aveva detto: L'uomo sul quale vedrai scendere e rimanere lo Spirito è colui che battezza in Spirito Santo. E io ho visto e ho reso testimonianza che questi è il Figlio di Dio" (Gv 1,33; cf. anche Mt 3,11).

La primitiva comunità cristiana appare ben consapevole della differenza tra il lavacro di Giovanni e la nuova nascita attraverso lo Spirito, di cui aveva parlato Gesù, dicendo, tra l'altro ai suoi: "sarete battezzati in Spirito santo" (At 1,5; cf. At 11,16). È il battesimo che sembra irrompere inaspettatamente attraverso l'effusione di pentecoste (At 2,1-4). In seguito gli apostoli, secondo l'ordine del Cristo (Mt 28,19), continueranno ad amministrare il battesimo d'acqua17.

Il loro battesimo pur riprendendo la simbologia già presente nel battesimo di Giovanni come iniziazione al regno messianico, sarà amministrato "nel nome di Gesù"18. Il significato dell'espressione è da intendersi che chi lo riceve "invoca il nome del Signore Gesù". Tuttavia, si fa anche notare che più che a una formula rituale del battesimo, precedente a quella trinitaria presente in Mt 28,19, il riferimento è oltre il rito e riguarda la fede nel Cristo, confessato come Signore e ritenuto pertanto come colui cui si affidano e consacrano i battezzati.

Certamente non mancano gli altri elementi congiunti con la fede nella persona di Cristo. Essi riguardano la fede nell'opera da lui compiuta e il perdono dei peccati da lui operato, al pari del dono dello Spirito Santo da lui conferito19. Se è vero che la ricezione dello Spirito avverrà anche attraverso altri riti come l'imposizione delle mani20 o attraverso forme di comunicazione di tipo carismatico21, il libro degli Atti degli Apostoli attesta la prosecuzione del battesimo di Giovanni da parte di alcuni22. In ogni caso la novità del battesimo cristiano è congiunta all'azione dello Spirito, partendo dal presupposto che lo stesso Spirito che si posò su Gesù disceso nel Giordano, viene effuso su quanti sono battezzati nel suo nome. Proprio questo legame con lo Spirito, che è fuoco, che non distrugge se non il peccato, rigenera a vita nuova quanti ricevono il battesimo.

L'idea di una rigenerazione per la vita muove dal fatto che essa è operata dall'autore della vita. Se tale idea è stata già vista essere presente anche in culture extra-bibliche, per il mondo biblico merita una menzione particolare, l'episodio di Naaman il lebbroso. La sua totale guarigione deriva dalla sua discesa nel fiume Giordano, per ordine di Eliseo, sicché "egli, allora, scese e si lavò nel Giordano sette volte, secondo la parola dell'uomo di Dio, e la sua carne ridivenne come la carne di un giovinetto; egli era guarito" (2Re 5,14). La nuova carne del lebbroso risanato fa capolino anche nelle guarigioni di Gesù e attesta la novità radicale della sua opera, anche se non tutti sanno capirla e accoglierla23. In realtà si tratta di un dinamismo che l'incomprensione verso Gesù non arresta, al contrario, il battesimo avverrà proprio nella sua morte e sarà strumento di vita.

2) Immersione nella morte per vincere la morte

2.1. Ambivalenza fondamentale dell'acqua nel mondo delle religioni

La simbologia dell'acqua che purifica è attestata in molte sequenze della Bibbia. Oltre alle purificazioni rituali già accennate24, riguarda la purificazione degli ospiti (da Abramo a Gesù)25. Il vangelo di Giovanni narra di Gesù che purifica personalmente i suoi discepoli, lavando loro i piedi nel corso dell'ultima cena (Gv 13,1-6). Si può legittimamente ipotizzare che il suo gesto non sia stato solo una lezione di umiltà e di servizio, ma potrebbe essersi trattato anche di una sorta di gesto di purificazione e di preparazione al grande cimento che stava per abbattersi su di lui e che avrebbe messo a dura prova anche la fede dei discepoli.

Nella Bibbia ancora l'acqua può essere "santa" ma anche "amara", sì da svelare l'infedeltà26. L'ambiguità che l'acqua conserva è ben visibile nel racconto del diluvio, dove rappresenta contemporaneamente la morte e la vita, la fine del male e una forma nuova di definitiva alleanza di Dio con l'umanità (Gen 8,1-9,17). Il tema è ripreso nel passaggio del Mar Rosso e come tale è un topos diffuso nella teologia del battesimo. Si fonda però su un'interpretazione dell'ambivalenza dell'acqua già presente nella tradizione biblica sapienziale27. Parte dal presupposto che Dio dà la vita salvando dalle grandi acque (Sal 18,16-20; 9,2-3). Per quanto grandi, esse non potranno tuttavia estinguere l'Amore (Ct 8,6-7). Qui si tratta evidentemente delle acque di morte o degli inferi, che fanno da contraltare a quelle della vita, con quali, come abbiamo visto, è identificato Dio stesso, Anche per questo l'uomo "ha sete" di Dio (Sal 42,2-3; 63,2; 143,6), come ha sete della sua Parola (Am 8,11). L'acqua significa l'alleanza che purifica e rigenera per sempre (Ez 36,25-26); conduce l'uomo, liberato dai flutti della morte (Sal 18), a portare frutti di giustizia (Ger 17,8; Is 58,11; Ez 19,10). Nella sua ambivalenza di fondo è, secondo il messianismo già visto, un simbolo escatologico primario, come ben esprime uno dei ritornelli messianici "scaturiranno le acque nel deserto"" (Is 35,6-7).

Se l'acqua aveva valore catartico anche nell'Egitto, tramite la dea Kebechet, che come attestano alcune iscrizioni delle piramidi, è quella fa salire al cielo, l'insistenza della purificazione per la comunità di Qumran era del tutto particolare. Dagli scritti trovati nelle note grotte dove erano stati nascosti dalla comunità, identificata di solito con quella degli esseni, emerge ossessivamente l'idea che la comunità non solo deve essere pura, ma deve continuamente purificarsi. "Le acque", non di rado al plurale, non sempre sono accessibili a tutti. Né, contrariamente a quanto si pensa, basta la semplice ritualità. Troviamo infatti in un frammento questa prescrizione rivolta a chi non è nella giusta condizione spirituale: "Non entri nelle acque per partecipare del puro cibo degli uomini santi, poiché non si sono purificati, a meno che non si convertano dalla loro malvagità"28. L'idea, non infrequente nei testi di Qumran, è simile a quelle che troviamo nella Bibbia, ad esempio del salmo Sal 51. Attesta categoricamente che a nulla serve l'acqua senza un moto interiore di conversione. A riguardo segnaliamo un testo particolarmente espressivo di Qumran:

"Non sarà giustificalo mentre segue l'ostinazione del suo cuore e guarda le tenebre come le vie della luce. Nella fonte dei perfetti non sarà annoverato. Non diverrà pio grazie alle espiazioni, né sarà purificato dalle acque lustrali, né sarà santificato dai mari o fiumi, né sarà purificato da tutta l'acqua delle abluzioni [...] Perché è attraverso lo spirito del consiglio veritiero sulle vie dell'uomo che sono espiate tutte le sue iniquità affinché possa contemplare la luce della vita"29

Di grande efficacia è anche un brano dei salmi apocrifi, dove l'invocazione è collegata al concetto di purificazione e alla incrollabile speranza in Dio:

"Anch'io ho amato il tuo nome e cercato rifugio alla tua ombra. Quando ricordo la tua forza il mio cuore si incoraggia, e mi appoggio alla tua grazia. Perdona, YHWH, i miei peccati e purificami dalla mie colpe. Fammi grazia di uno Spirito fedele e sapiente [...] Tu, infatti, YHWH, sei la mia lode e spero in te tutto il giorno"30.

Affiora così una delle convinzioni più forti circolanti nella comunità: e cioè che non ci sono solo le impurità personali, per colpe volontarie o accidentali, ma c'è una diffusa impurità che colpisce il popolo di Dio e le sue istituzioni, dal tempio al sacerdozio, alle conseguenti vittime sacrificali. Da qui il bisogno di una purificazione generalizzata, il cui compimento sembra essere collegato a una purificazione generale di natura escatologica. Era diffusa la convinzione che la rigenerazione passasse attraverso questa comunità, per la quale, come hanno dimostrato gli scavi, era di importanza primaria l'acqua, contenuta in enormi cisterne comunicanti con un raffinato sistema idraulico. In questo contesto si comprende anche la predicazione e la pratica del battesimo del Battista, che molti fanno dipendere direttamente dagli esseni, altri invece l'allontanano da essi per le divergenze riscontrate. Dalle informazioni di Giuseppe Flavio, sappiamo che gli esseni praticavano la purificazione con l'acqua in diverse e molteplici circostanze. Non solo per atti commessi, ma anche per gesti importanti da compiere, come la lettura delle sacre Scritture. Sembra che all'epoca esistessero due differenti tipi di bagni rituali. Alcuni erano comuni ai giudei in genere e ai novizi, altre acque sacre erano riservate ai membri della comunità. Il Documento di Damasco, che secondo l'interpretazione comune si riferisce alla stessa comunità che attendeva il giorno di Dio, prescrive che il bagno rituale debba coprire interamente un uomo e deve essere fatto in acque limpide. Altrimenti è impuro e rende impuri. Al bagno è collegato per gli aspiranti alla comunità escatologica il "Giuramento di alleanza", con l'impegno a convertirsi alla legge di Mosè "con tutto il cuore e con tutta l'anima". La Regola della Comunità, infine, dà ulteriori ragguagli. Solo dopo il secondo anno di noviziato si era ammessi al "banchetto sacro", mentre commettendo peccati si era esclusi dalla "purità dei molti" e quindi anche dai bagni di purificazione31.

In conclusione, nei bagni rituali esseni sembrano potersi ritrovare 4 elementi: la purificazione rituale, la purificazione del cuore da essa espressa, i riti di purificazione della carne, il battesimo messianico per lo spirito di santità. Se, come già evidenziato, si richiedeva l'intima partecipazione al momento rituale, si intendeva per purificazione della carne la sottomissione del credente a Dio, mentre con il battesimo messianico il credente si predisponeva alla sua visita. Entrava così nel novero dei "figli della luce" ed aspettava un'effusione dello spirito di santità per la fine dei tempi. Se la prassi battesimale di Giovanni contiene inequivocabilmente alcuni di questi elementi, è sembrata agli studiosi discostarsi da essa, anche a motivo della compresenza a quell'epoca di molteplici e differenti battesimi. Così, per esempio, sembra che un'immersione totale nell'acqua era quell'epoca prescritta a una donna pagana convertita e fosse successivamente richiesta a ogni altro neofita32.

Nonostante le diversità, possiamo nondimeno affermare che anche la ritualità battesimale degli esseni, come quella del Battista, si inserisce in quella fondamentale simbologia che abbiamo considerato ambivalente, non perché ambigua, ma perché riconduce alla coppia esistenziale di fondo della morte e della vita. Collegata alla divinità proprio questa coppia concettuale fa da sfondo all'idea dell'immersione in Dio come dinamismo che vince la morte e immette nella vita immortale.

2.2. L'Immersione come immedesimazione nel divino

Dal mondo delle religioni quest'ultima idea appare evidente in rapporto ai "misteri", nei quali alcuni neofiti venivano introdotti33. L'immersione nel divino passava sovente attraverso la ritualità dell'immersione o dell'aspersione con l'acqua. Al suo significato ancestrale di fonte della vita, tipico delle religioni a tipologia cosmologica e tribale, le religioni pagane politeiste hanno aggiunto una tipicità riguardante il contatto diretto con divinità ben identificabili. Il coinvolgimento esistenziale ed emotivo che accompagnava tale immersione nel divino spiegano la segretezza dei riti, la loro rapida diffusione e anche il loro tramonto, quando sono stati rimpiazzati dalla predicazione cristiana di una divinizzazione dell'uomo a motivo dell'incarnazione di Dio e dal conseguente battesimo cristiano in quanto nuova vita del credente come figlio di Dio.

Le informazioni sui misteri riguardano miti diversi. Sembrano tuttavia incentrati sul ciclo morte-vita, ma come continuo superamento della morte, per attingere una vita che finalmente si sbarazza della minaccia della morte. I manuali di storia delle religioni menzionano diversi tipi di misteri. Si fa riferimento ai celebri misteri di Eleusi, non lontano da Atene, che rievocavano le gesta di Demetra, di sua figlia Core o Persefone, condotta nel regno dei morti. La madre, dea della fertilità e delle messi, non si era però arresa e dopo notevoli traversie, era riuscita ad ottenere che la figlia fosse sottratta all'Ade, almeno per un certo periodo dell'anno. Anche i misteri di Orfeo riproponevano il tema del ritorno dalla morte. Costui era riuscito a riprendersi dall'aldilà l'amata Euridice, grazie al suono meraviglioso del suo flauto, sebbene per un suo errore l'avesse poi definitivamente perduta34. In realtà, mentre nei precedenti misteri di Demetra l'anelito al superamento della morte passa attraverso il tema della vita che germoglia e quella della fecondità, qui sembra ricevere un'alta direzione: quella della musica e dell'arte. In altri casi era congiunto anche alla cosiddetta "prostituzione sacra", se non a riti violenti e immorali, fino alla castrazione e forme comportamentali riprovevoli. Così ad esempio nei misteri di Adone, di Attis e Cibele, di Dioniso35.

Che cosa hanno a che fare i misteri con il battesimo? Si può rispondere che essi erano un tentativo di rispondere, attraverso il mito ritualizzato e attraverso la partecipazione esistenziale, all'esigenza di congiungersi con il divino e attraverso di esso con le eterne fonti della vita, espresse da Demetra (la dea madre primigenia); da Orfeo (il mondo onirico in cui fermenta l'arte); da Adone e Bacco (l'amore sempre risorgente, perché immortale, come è insuperabile l'eros nell'essere umano). La comunione con le differenti divinità in gioco, sebbene potesse passare in alcuni casi, attraverso forme per noi inaccettabili, rispondeva sempre alla stessa esigenza: la ricerca di una salvezza, al fine di

"risvegliare il destino e il superamento della morte, per giungere all'entusiasmo attraverso riti estatici, come la musica e la danza, per trasmettere, attraverso consacrazioni sacre, attraverso il bagno e il pasto, la purificazione dal peccato e la redenzione dell'anima destinata all'immortalità e per fornire una felicità nella vita terrena"36

La ritualità tendente alla rigenerazione passa attraverso la morte mistica dell'iniziando nelle sequenze centrali dei Misteri Eleusini. Il candidato, attraverso la funzione della Katharsis, si bagna e, dopo la sua immersione, emerge dall'acqua ricevendo un nuovo nome, che indica la sua effettiva rinascita. Riferimenti a ritualità similari sono stati riscontrati anche nei misteri del dio di origine iraniana Mithra e sembrano collegati al mito del suo soggiorno in una grotta dalla quale colavano le acque e alla sua uccisione di un toro, simbolo del male. I misteri in suo onore prevedevano tra l'altro l'aspersione con il sangue di un toro. L'idea del superamento della morte compare ancora nei misteri di Iside (isiaci), la dea egiziana che, corrispettivamente a Demetra e Orfeo, era andata alla ricerca dell'amato Osiride, straziato da Seth, ne aveva ricomposto il corpo e ne aveva ottenuto la risurrezione37. La rinascita della vita fu associata all'acqua sacra del Nilo, alla quale si riferivano i riti passati anche a Roma e celebrati in luoghi caratterizzati dalla presenza di capienti cisterne di acqua sacra. In ogni caso il bagno appare come evidente veicolo che purifica e libera dalle colpe, immettendo nuovamente nel circuito della vita38.

Il problema del rapporto con questi riti è apparso nell'esegesi biblica nel commento della teologia di Paolo sul battesimo, in particolare per ciò che riguarda il capitolo VI della Lettera ai Romani (Rm 6). Si era affacciato già all'epoca di Tertulliano39 ed è ancora dibattuto40. A. Pitta informa che dopo un'iniziale fase di ricerca molto propensa a cogliere quelle che, almeno per noi, sono delle innegabili affinità, è subentrato un notevole scetticismo. A questo riguardo, si fanno notare le considerevoli differenze di lessico e di dottrina tra la storicità della morte di Cristo e la ricostruzione mitica relativa ai misteri. Riteniamo anche noi legittime tali riserve a aggiungiamo il fatto che l'inserimento in Cristo avviene in una concezione comunitaria e personale nello stesso tempo, che perdura nel tempo, mentre le celebrazioni misteriche erano incentrate su momenti di esaltazioni mistiche, che sebbene tendessero a una situazione duratura, erano di fatto limitate a momenti rituali particolari.

Tuttavia non possiamo sorvolare sul valore di quella proto-simbologia collegata tanto all'acqua che alla celebrazione della vittoria della vita sulla morte che ci è sembrata un motivo ricorrente della nostra pur limitata ricerca. Si tratta di una concezione che riteniamo importante dal punto di vista dell'inculturazione della fede e nel dialogo interreligioso, al fine di additare almeno il bisogno sorgivo della salevzza e dei riti primordiali che l'esprimono.

Con questa convinzione facciamo ancora un ultimo riferimento alla consuetudine di un'immersione totale nell'acqua per l'ingresso nel giudaismo tanto delle donne pagane che dei maschi, contemporaneamente agli inizi dell'era cristiana e al fatto che in questo contesto il battezzato era considerato un nuovo generato, al punto che perfino i suoi rapporti parentali più stretti erano ritenuti nulli sul piano legale giudaico. Egli non aveva più né genitori, né figli, né fratelli41. Tanto la sua ri-nascita era ritenuta una nuova vera nascita.

Abbiamo avuto l'impressione che un'idea simile è presente anche nel "battesimo azteco", di cui abbiamo qualche memoria, e che in sostanza era una pratica di purificazione tendente a liberare il neonato dalle impurità ritenute collegate alla nascita e a consacrarlo agli dèi in forma di offerta. La funzione sacerdotale era assolta dalla stessa levatrice, che prima del bagno presentava il bambino a Chalchiuhtlicue dea delle acque, gli umettava le labbra con l'acqua e gli versava acqua sulla testa, al fine di annientare ogni male collegato all'uomo fin dal principio del mondo. Non mancava l'idea della congiunzione con la dea, ritualizzato dal veicolo dell'acqua, "poiché noi uomini siamo affidati alle sue mani, essendo essa la madre nostra"42.

Sembrano obbedire a tali idee di fondo anche i rituali che sostituiscono l'immersione con l'aspersione, come nella cerimonia bràhmanica dell'upanaya. Qui l'adolescente riceve tre aspersioni dal maestro per essere un "vero bràhmano", un rigenerato ("nato due volte")43. La nuova nascita compare anche in alcuni rituali di aspersione presso i Parsi, popolazione legata allo zoroastrismo che si insediò in India dal X secolo d. C.

Nell'Induismo, infine, la ritualità dello spogliarsi del vecchio, dell'immersione e del riemergere come rinnovati, compare non solo nella nota e ricorrente pratica di contatto con l'acqua del Gange, ma anche a proposito della ricorrenza chiamata kumbh mela (o festa del vaso), che ogni dodici anni vede immergere milioni di pellegrini alla confluenza tra Gange, Yamuna e Sarasvati. Si ritiene che il bagno rituale in quelle acque libera dall'eterno ciclo delle reincarnazioni, in forza di un mito presente nei testi sacri. Qui si racconta che Dhanvantri, in una fuga di dodici giorni, riuscì a sottrarre ai demoni il vaso (kumbh) contente il nettare della vita (amrit). Gocce di quel nettare caddero nel fiume sacro. Chi vi si immerge in particolari congiunture previste dal mito, si ricongiunge con la vita stessa. Dovrà farlo nei luoghi di sosta di Dhanvantri, luoghi diventati sacri e che sono sono Prayag, corrispondente a Allahabad, Hardwar, Nasik ed Ujjain. In essi si compie ogni 12 anni un bagno purificatore e rigenerante. L'ultimo kumph mela si è celebrato a Allahabad tra gennaio e febbraio del 2001 e si ritiene che abbia avuto una presenza di pellegrini calcolati tra i 70 e i 100 milioni.

Conclusioni

Facciamo notare, a conclusione di questa nostra pur limitata indagine, l'universalità dell'acqua a fondamento di una protosimbologia riscontrabile negli ambiti storico-culturali più disparati. Sebbene questi meritino una più puntuale analisi nei loro differenti e talora imparagonabili contesti, ci è sembrato sostenibile cogliere al fondo di tutti l'importanza dell'acqua per la vita e per ciò che ad essa si collega. Non per nulla nel mondo greco presocratico l'acqua fu ritenuta il principio primo o uno dei principi primi della realtà44. Comunque sia da valutare la posizione filosofica relativa al "principio" della natura, a noi interessa aver notato che le religioni giungono spesso ad identificare l'acqua con il principio della vita e pertanto arrivano non di rado a vederla molto vicina a Dio o al divino. Le acque dell'utero materno, i racconti che presentano l'uomo tratto dal fango (acqua e terra), i riti che vogliono che il corpo umano già morto sia ridotto nuovamente a cenere (attraverso la cremazione) e disperso nell'acqua, unitamente a quanto abbiamo visto, ci confermano nell'intuizione che dietro l'adozione dell'acqua per il battesimo di Giovanni Battista e di Gesù ci sia una simbologia di valore transculturale, legata com'è all'indispensabilità dell'acqua per la vita umana.

NOTE

1 M. ELIADE, Trattato di storia delle religioni, Boringhieri, Torino 19864, 193-194.

2 Cf. GIUSEPPE SILVESTRE, Sacramenti di natura e sacramenti anonimi, Como 1990.

3 È uno dei quattro testi sacri, o raccolte (samhita) della primitiva civiltà arie dell'India. Il Rig-veda, che si fa risalire al sec. X a. C. contiene rappresentazioni delle divinità in forma di inni poetici.

4 Rig-Veda, X, 50,4 e 98,7. Citato da M. GOZZINI (diretto da), Enciclopedia delle religioni, Vallecchi, Firenze, 1970, lemma "acqua".

5 Gen 1,1-2: "In principio Dio creò il cielo e la terra. Ora la terra era informe e deserta e le tenebre ricoprivano l'abisso e lo spirito di Dio aleggiava sulle acque". Come informa la Bibbia di Gerusalemme, il "vento" e le "acque" , sono immagini primordiali tese a preparare l'opera della creazione. Tuttavia lo spirito di Dio, che altrove affiora come "vento di Dio" non ha qui una funzione propriamente creativa, che è chiaramente attribuita all'opera della "parola" di Dio e della sua "azione". Non possiamo fare a meno tuttavia di segnalare la compresenza di due elementi che dicono preesistenza dell'acqua e di una primordiale energia ad essa collegata. Li abbiamo ritrovati in molte cosmogonie.

6 Cfr. "Acqua. Divinità delle acque nella mitologia greca", in Y. BONNEFOY, Dizionario delle mitologie e delle religioni, vol. I, Rizzoli, 1-9.

7 Cf.A. PANIMOLLE (direttore), Dizionario di spiritualità biblico-patristica 6, Battesimo, purificazione rinascita, Borla, Roma 1993.

8 Il riferimento è a CD 3,16; 6,3-9; 19,34.

9 Cf. Gv 7,37-39: "Nell'ultimo giorno, il grande giorno della festa, Gesù levatosi in piedi esclamò ad alta voce: "Chi ha sete venga a me e beva chi crede in me; come dice la Scrittura: fiumi di acqua viva sgorgheranno dal suo seno". Questo egli disse riferendosi allo Spirito che avrebbero ricevuto i credenti in lui: infatti non c'era ancora lo Spirito, perché Gesù non era stato ancora glorificato".

10 Gb 38,8-11: "Chi ha chiuso tra due porte il mare, quando erompeva uscendo dal seno materno, quando lo circondavo di nubi per veste e per fasce di caligine folta? Poi gli ho fissato un limite e gli ho messo chiavistello e porte e ho detto: "Fin qui giungerai e non oltre e qui s'infrangerà l'orgoglio delle tue onde"".

11 G. VAN DER LEEUW, Fenomenologia della religione, Boringhieri 1975, p. 40.

12 Cf. anche Es 29,4;; 30,17-21; 40,7-12; 40,30-32; Lv 6,21; 8,6; 11,32-40.

13 È il filosofo vissuto tra la fine del III secolo e gli inizi del IV d. C. il 233 e il 305) curatore delle Enneadi di Plotino. Ci informa sulla religiosità tardoellenistica, a caratterizzazione ormai magica e occultistica di derivazione orientale. Sono noti i suoi trattati Sull'astinenza e Sull'antro delle ninfe , come anche l'opera Contro i Cristiani e l'Introduzione alle Categorie di Aristotele, con la "questione degli universali".

14 De Abstinentia, II,44.

15 Ivi, 17,20.

16 G. VAN DER LEEUW, Fenomenologia... cit. 272.

17 "Allora coloro che accolsero la sua parola furono battezzati e quel giorno si unirono a loro circa tremila persone" (At 2,41). Cf. anche At 8,12; At 8,38; At 9,18; At 10,48; At 16,15; At 16,33; At 18,8; At 19,5.

18 "[Lo Spirito Santo] non era infatti ancora sceso sopra nessuno di loro, ma erano stati soltanto battezzati nel nome del Signore Gesù" (At 8,16). Sul nome di Gesù, il battesimo e la salvezza cf. ancora: At 2,21; Cf. anche At 3,16; At 8,16; At 10,48; At 19,5; At 22,16; 1Cor 1,13; 1Cor 1,15; 1Cor 6,11; 1Cor 10,2; Gal 3,27; Rm 6,3; cf. Gc 2,7.

19 Cf. At 2,38: "E Pietro disse: "Pentitevi e ciascuno di voi si faccia battezzare nel nome di Gesù Cristo, per la remissione dei vostri peccati; dopo riceverete il dono dello Spirito Santo"".

20 Cf. At 8,16-19; At 9,17-18; At 19,5-6.

21 At 10,44-47: "Pietro stava ancora dicendo queste cose, quando lo Spirito Santo scese sopra tutti coloro che ascoltavano il discorso. E i fedeli circoncisi, che erano venuti con Pietro, si meravigliavano che anche sopra i pagani si effondesse il dono dello Spirito Santo; li sentivano infatti parlare lingue e glorificare Dio. Allora Pietro disse: "Forse che si può proibire che siano battezzati con l'acqua questi che hanno ricevuto lo Spirito Santo al pari di noi?"".

22 At 19,3-7: "Ed egli [Paolo] disse: "Quale battesimo avete ricevuto?". "Il battesimo di Giovanni", risposero. Disse allora Paolo: "Giovanni ha amministrato un battesimo di penitenza, dicendo al popolo di credere in colui che sarebbe venuto dopo di lui, cioè in Gesù". Dopo aver udito questo, si fecero battezzare nel nome del Signore Gesù e, non appena Paolo ebbe imposto loro le mani, scese su di loro lo Spirito Santo e parlavano in lingue e profetavano. Erano in tutto circa dodici uomini".

23 Lc 4,24-27: "Poi [Gesù] aggiunse: "Nessun profeta è bene accetto in patria. Vi dico anche: c'erano molte vedove in Israele al tempo di Elia, quando il cielo fu chiuso per tre anni e sei mesi e ci fu una grande carestia in tutto il paese; ma a nessuna di esse fu mandato Elia, se non a una vedova in Sarepta di Sidone. C'erano molti lebbrosi in Israele al tempo del profeta Eliseo, ma nessuno di loro fu risanato se non Naaman, il Siro"".

24 Cf. le purificazioni rituali per i sacerdoti (cf. anche Es 29,4; 30,18-31), quelle del Kippûr (Lv 16,4.24), ma anche quelle riguardanti l'impurità sessuale (Lv 15) o derivata dal contatto con cadaveri (Nm 19,2-10).

25 In Gen 18,3-4 Abramo dice ai tre ospiti misteriosi sotto la quercia di Mamre: "Mio signore, se ho trovato grazia ai tuoi occhi, non passar oltre senza fermarti dal tuo servo. Si vada a prendere un pò di acqua, lavatevi i piedi e accomodatevi sotto l'albero". Nel vangelo, Gesù, accolto in casa da Simone, che ha trascurato di fargli trovare l'acqua riservata agli ospiti, loda la donna che gli bagna i piedi con le sue lacrime. Cf. Lc 7,44: "E volgendosi verso la donna, disse a Simone: "Vedi questa donna? Sono entrato nella tua casa e tu non m'hai dato l'acqua per i piedi; lei invece mi ha bagnato i piedi con le lacrime e li ha asciugati con i suoi capelli"".

26 In Nm 5,11-28 un interesse particolare riveste l'acqua per l'ordalìa, dove si parla di acqua della gelosia e di "acqua santa" e "viva", cioè di sorgente o di fonte sacra e di acqua amara, che danneggia l'adultera, condotta dal marito davanti al sacerdote per sapere se essa lo abbia tradito.

27 Cf. cf. Sap 11,5-8: "Ciò che era servito a punire i loro nemici, nel bisogno fu per loro un beneficio. Invece della corrente di un fiume perenne, sconvolto da putrido sangue in punizione di un decreto infanticida, tu desti loro inaspettatamente acqua abbondante, mostrando per la sete di allora, come avevi punito i loro avversari".

28 IQS V, 13, citato secondo F. GARCÍA MARTÍNEZ (a cura di), Testi di Qumran (edizione italiana a cura di Corrado Martone), Paideia, Brescia 1996, 82. Per l'intera questione sul valore della purezza si rimanda è a W. PASCHEN, Rein und Unrein¸ München 1970.

29 IQS III, 4-8. Cit., c.s., pag. 76.

30 11Q5 XIX, 12-16.

31 Per questa e le altre informazioni sugli esseni Cf. il contributo di M. Cimosa nel già cit. Dizionario di spiritualità biblico-patristica, 46-62.

32Per questi aspetti specifici cf. E. LUPIERI, Giovanni Battista..., cit.

33 Il termine sembra sia stato adottato per la prima volta da Erodoto ed è adoperato dagli autori delle tragedie, sembra ripreso dal linguaggio delle feste dei templi e delle città che avevano relazione a questi. Cf. C. SMITH, "Le antiche religioni della Grecia e di Roma" in AA. VV. Le religioni del mondo, Paoline, Roma 1984, 94-117, qui 103s.

34 Facciamo un breve riferimento all'indimenticabile descrizione di Virgilio circa l'epilogo della storia di Orfeo. Avendo commosso con la sua musica le divinità degli inferi, Orfeo può riavere la sua amata, purché non la guardi prima di aver rivisto la luce del giorno. Non riesce a trattenersi e così la perde irrimediabilmente. Guardata da lui, la sposa sparisce come "impalpabile fumo". Inconsolabile, egli cerca rifugio in Tracia, dove è trovato e, per la sua ritrosia verso alcune baccanti, fatto a brandelli da queste. Mentre il suo capo è portato dalla corrente dell'Ebro, dall'acqua la sua voce chiama ancora la sua amata perduta. Cf. VIRGILIO, Georgiche, IV. Per l'intero mito cf. Y. BONNEFOY, Dizionario delle mitologie..., cit., vol. II, 1291-1296.

35 Cf. A. M. CARASSITI, "Misteri", in ID., Dizionario di Mitologia greca e romana, Newton & Compton, Roma 1996, 195-196; "Demetra", Y. BONNEFOY, Dizionario delle mitologie e delle religioni, Rizzoli, 467-471; "Adone e le adonie", ivi, 9-13; "Dioniso", ivi, 496-507.

36 J. QUASTEN, "Mysterien", in Lexikon fur Theologie und Kirche, col. 402.

37 Cf. "isiaci, culti", in Y. BONNEFOY, Dizionario delle mitologie..., cit., vol. II, 965-975.

38 A riguardo, cfr. Apuleio, Metam. XI.

39 Cf. TERTULLIANO De Baptismo 5,1.

40 Cf. A. PITTA, Lettere ai Galati e ai Romani. Il vangelo della salvezza , Paoline, Cinisello Balsamo (Milano) 2000.

41 Si rimanda per tale informazione a E. LUPIERI, Giovanni Battista fra i testi e la storia, in AA. VV., Alle Origini del Battesimo Cristiano (Studia Anselmiana 109), Roma 1991.

42 Il racconto risale a Bernardin de Sahagùn, Historia generai de las cosas de la Nueva Espana, libro VI.

43 Fonte: Codice di Manu, lI, 36.

44 Talete identificò l'origine comune della natura nell'acqua o nell'umidità che impregna ogni cosa. Alcuni non vedono in essa un vero principio filosofico, ma il riemergere di miti cosmologici risalenti al vortice dell'acqua nel caos delle origini. Per un approfondimento sulla questione e sugli altri presocratici nella loro ricerca del "principio" cf. W. K. C. GUTHRIE, A History of Greek Philosophy, Cambridge, 1962; G. DE SANTILLANA, Le origini del pensiero scientifico, Firenze, 1966; R. LAURENTI, Introduzione a Talete, Anassimandro, Anassimene, Bari, 1986.

 

TESTO SINTETICO

G. Mazzillo- "Il battesimo e i riti di purificazione nelle altre religioni "
(TESTO SINTETICO per i partecipanti al Corso di Aggiornamento ATI - Roma 2-4/01/02)

Alcune premesse

La formulazione del tema: la molteplice e multiforme ritualità collegata con l'acqua rimanda spesso a una vera e propria rigenerazione, una sorta di immersione, appunto, nel mistero. Tema e ritualità dell'acqua sono universali nelle religioni. La sintesi di Mircea Eliade "le acque simboleggiano la sostanza primordiale da cui nascono tutte le forme [… ] L'immersione nell'acqua, la rigenerazione totale, la nuova nascita". Riferimenti anche alla concezione biblica sull'acqua.

1) L’acqua alle origini e prima delle origini.

1.1. L'acqua che dà la vita

L'acqua è realtà generante, elemento primordiale all'origine di tutti gli altri. Al pari della Parola l’acqua della Genesi prima di tutte le cose. In un inno del Rig-Veda l'acqua originaria in quanto "madre di tutti i fiumi", detta Sarasvati è assimilata a Vac, la Parola. Zoroastrismo: le acque sono insieme all'energia che feconda. Per la mitologia greca la coppia ancestrale era rappresentata da Oceano, padre degli dei e fiume vitale primordiale, dal quale scaturiscono tutti gli altri e Teti, massa di acqua indistinta, femminile. Contesti culturali lontani, come l'Australia: credenza che Kaleru, il serpente-arcobaleno avesse posto gli spiriti-bambini in fosse di acqua. L'importanza dell'acqua come essenziale per la vita soprattutto nei luoghi afflitti da siccità e desertificazione. Corso d'acqua ed albero della vita. Corano: "Dio fa scendere acqua dal cielo e ne fa viva la terra che prima era morta. E questo è un segno importante per gente capace di udire" (Corano 16,65). Genesi ed Apocalisse: la presenza delle acque e la sua importanza per gli uomini e per le piante. Ezechiele (Ez 47,1-12). Gesù e la samaritana (Gv 4,1-42). L'"acqua viva", "udor zon" riprende l'immagine della torah, apportatrice di vita per gli uomini. Gesù è la sorgente che "zampilla per la vita eterna". Tema dell'incontro dell'essere umano con il divino presso fonti e pozzi, frequente nella letteratura patriarcale. L'acqua di sorgente simbolo della vita piena conferita da Dio nei tempi messianici. Sfondo: "è in te la sorgente della vita, alla tua luce vediamo la luce" (Sal 36,10). Affiora una fondamentale ambivalenza dell'acqua come forza distruttrice che atterrisce e come forza benefica, ciò riconduce direttamente alla dimorfia originaria della stessa percezione del divino come mysterium tremendum e fascinans.

1.2. Simbolismo fondamentale dell’acqua e del fuoco

I riti di purificazione sono per far emergere una realtà nuova: mentre il fuoco distrugge nella sua purificazione, l’acqua lava senza eliminare. "È impossibile paragonare il fuoco con l’acqua, perché il fuoco lo può fare l’uomo, mentre l’acqua la sa fare Dio solo". Preparazione al sacro attraverso l’abluzione e "desecratio". Dopo il sacrificio, nell’antica Grecia. Per i romani il lustrum. Nel mondo egiziano l'acqua era versata in circolo al di sopra del defunto. Nell’isola di Sulawesi la purificazione dell'incesto avveniva attraverso la discesa dei colpevoli e dell’intera popolazione del villaggio in un fiume.

1.3. Potenza purificatrice dell’acqua

L’"acqua viva". Purificazione dal contatto con la lebbra. Proto-modello che ricompare nella nuova alleanza: purificazione di Gesù collegata allo Spirito Santo. La primitiva comunità cristiana era consapevole della differenza tra il lavacro di Giovanni e la nuova nascita attraverso lo Spirito. Il battesimo "nel nome di Gesù" conviveva con prosecuzione del battesimo di Giovanni. L’episodio di Naaman il lebbroso: la nuova carne del lebbroso risanato fa capolino anche nelle guarigioni di Gesù. L'incomprensione verso di lui non arresta, ma al contrario, porta avanti il tema della vita: il battesimo avverrà nella sua morte e sarà strumento di vita.

2) Immersione nella morte per vincere la morte

2.1. Ambivalenza fondamentale dell'acqua nel mondo delle religioni

L'acqua "santa" e "amara": nel diluvio, nel passaggio del Mar Rosso nel battesimo, sulla base di una tradizione biblica sapienziale. Valore catartico nell'Egitto, purificazione a Qumran, dove non basta la semplice ritualità. Non ci sono solo le impurità personali, ma una diffusa impurità che colpisce il popolo di Dio e le sue istituzioni, dal tempio al sacerdozio, alle conseguenti vittime sacrificali. Da qui il bisogno di una purificazione generalizzata. Il Documento di Damasco e l'attesa del giorno di Dio. 4 elementi: la purificazione rituale, la purificazione del cuore da essa espressa, i riti di purificazione della carne, il battesimo messianico per lo spirito di santità. Anche la ritualità battesimale degli esseni, come quella del Battista, si inserisce in quella fondamentale simbologia che abbiamo considerato ambivalente, che riconduce alla coppia esistenziale di fondo della morte e della vita.

2.2. L'Immersione come immedesimazione nel divino

Dal mondo delle religioni l'idea appare evidente in rapporto ai "misteri", sovente attraverso la ritualità dell'immersione o dell'aspersione. Il coinvolgimento esistenziale ed emotivo che accompagnava tale immersione nel divino spiegano la segretezza dei riti, la loro rapida diffusione e anche il loro tramonto, quando furono rimpiazzati dalla predicazione cristiana. Le informazioni sui misteri riguardano miti diversi. Sembrano tuttavia incentrati sul ciclo morte-vita, ma come continuo superamento della morte, per attingere una vita che finalmente si sbarazza della minaccia della morte. I manuali di storia delle religioni menzionano diversi tipi di misteri. Si fa riferimento ai celebri misteri di Eleusi con Demetra, sua figlia Core o Persefone, ricondotta dal regno dei morti. I misteri di Orfeo riproponevano il tema del ritorno dalla morte dell'amata Euridice, poi definitivamente perduta. Altri misteri: di Adone, di Attis e Cibele, di Dioniso. Che cosa hanno a che fare i misteri con il battesimo? Erano un tentativo di rispondere, attraverso il mito all'esigenza di congiungersi con il divino e attraverso di esso con le eterne fonti della vita, espresse da Demetra (la dea madre primigenia); da Orfeo (il mondo onirico in cui fermenta l'arte); da Adone e Bacco (l'amore sempre risorgente, perché immortale, come è insuperabile l'eros nell'essere umano). La comunione con le differenti divinità in gioco, sebbene potesse passare in alcuni casi attraverso forme per noi inaccettabili, rispondeva sempre alla stessa esigenza: la ricerca di una salvezza attraverso l'immersione nel divino.

Nei misteri Eleusini il candidato, attraverso la funzione della Katharsis, si bagna e, dopo la sua immersione, emerge dall'acqua ricevendo un nuovo nome, che indica la sua effettiva rinascita. L'idea del superamento della morte compare ancora nei misteri di Iside (isiaci), la dea egiziana alla ricerca dell'amato Osiride, straziato da Seth, ne aveva ricomposto il corpo e ne aveva ottenuto la risurrezione. Il problema del rapporto con questi riti è apparso nell'esegesi biblica nel commento della teologia di Paolo sul battesimo. Ci sono considerevoli differenze di lessico e di dottrina tra la storicità della morte di Cristo e la ricostruzione mitica relativa ai misteri. Consuetudine di un'immersione totale nell'acqua per l'ingresso nel giudaismo tanto delle donne pagane che dei maschi, contemporaneamente agli inizi dell'era cristiana e al fatto che in questo contesto il battezzato era considerato un nuovo generato, al punto che perfino i suoi rapporti parentali più stretti erano ritenuti nulli. Cf. anche il "battesimo azteco" e l'aspersione nella cerimonia bràhmanica dell’upanaya, con la quale l’adolescente diventa un "vero bràhmano", un rigenerato ("nato due volte"). Nell'Induismo la ritualità dello spogliarsi del vecchio nella ricorrente pratica di contatto con l'acqua del Gange, ma anche a proposito della ricorrenza chiamata kumbh mela (o festa del vaso, che conteneva il nettare della vita, amrit), di cui ci sono tracce nel fiume sacro.

Conclusioni

Facciamo notare, a conclusione di questa nostra pur limitata indagine, l'universalità dell'acqua a fondamento di una protosimbologia riscontrabile negli ambiti storico-culturali più disparati. Sebbene questi meritino una più puntuale analisi nei loro differenti e talora imparagonabili contesti, ci è sembrato sostenibile cogliere al fondo di tutti l'importanza dell'acqua per la vita e per ciò che ad essa si collega. Non per nulla nel mondo greco presocratico l'acqua fu ritenuta il principio primo o uno dei principi primi della realtà. Comunque sia da valutare la posizione filosofica relativa al "principio" della natura, a noi interessa aver notato che le religioni giungono spesso ad identificare l'acqua con il principio della vita e pertanto arrivano non di rado a vederla molto vicina a Dio o al divino. Le acque dell'utero materno, i racconti che presentano l'uomo tratto dal fango (acqua e terra), i riti che vogliono che il corpo umano già morto sia ridotto nuovamente a cenere (attraverso la cremazione) e disperso nell'acqua, unitamente a quanto abbiamo visto, ci confermano nell'intuizione che dietro l'adozione dell'acqua per il battesimo di Giovanni Battista e di Gesù ci sia una simbologia di valore che va al di là delle singole culture, legata com'è all'indispensabilità dell'acqua per la vita umana.