Rivedersi, riprendendo un discorso,
                                          verificando un percorso
/2 (a cura di Giovanni Mazzillo)

.... Ma intanto, in attesa di materiale ad hoc per fare memoria storica di quei luoghi e soprattutto quelle persone, raccontiamo qualcosa di quest’incontro ultimo, del 3 giugno 2009.

Essendo il più lontano dei partecipanti (perché mancavano gli amici siciliani, questa volta), ero partito il giorno prima, venendo da Vibo Valentia, dove ero stato per un matrimonio. La giornata festiva aveva fatto cancellare alcuni treni e aveva riempito all’inverosimile gli Eurostar, sicché dopo un viaggio fortunoso, pur partendo alle ore 9, ero riuscito a toccare il suolo di Caserta alle ore 15:20.

Ma qui ad attendermi con ben due ombrelli – a causa della pioggia torrenziale che si era scatenata proprio in quel pomeriggio - ho trovato l’inossidabile quanto inarrestabile Armando Broccoletti. Non aveva avuto indugi nel rendersi disponibile, convocato telefonicamente ed urgentemente da Fiorelmo Cennamo, cui va la gratitudine di tutti perché insieme con Mons. D’Alise e Armando Lucarelli (oggi cancelliere della diocesi di Ariano I.) ha reso possibile l’incontro, in un tempo effettivamente ristretto, di ben 12 di noi

 

 

Mons. Giovanni D'Alise, Pasquale Capasso e Dorino Angelillo                            

 

Tra l'ascolto in religioso silenzio di Armando Broccoletti e Fiorelmo Cennamo e  i saluti di Giovanni Mazzillo

       

            

                                       ecco Fiorelmo oggi ................

 

.....    In ogni caso un bicchiere di vino non si rifiuta mai, soprattutto quando si tratta di buon vino bianco!

 

....... e ieri... in ogni caso tenace lottatore, sì dall'altra parte insieme con Vulgo (di Orsomarso)
proprio io, con qualche capello residuale, prima di curare ... l'anoressia (che non ho mai avuto). Eppure mangiavo più di adesso..
.


 

 

 

Inizialmente per qualcuno il numero 12 costituiva un problema, data  l’allusione al 12° degli apostoli, l’Iscariota, ma l’abbiamo subito risolto dicendo che il nostro numero (dato anche il tempo passato) si riferiva al numero reintegrato con Mattia dopo l’ascensione del Signore.

Comunque dopo gli abbracci e la gioia di rivederci, che brillava dagli occhi di tutti, abbiamo iniziato a raccontarci le nostre storie… Storie in genere belle, perché nonostante le difficoltà che più o meno tutti abbiamo dovuto attraversare, ciascuno di noi si ritrova contento di ciò che fa e vive. Non per sembrare minimalista, ma per attenermi alla mia competenza di teologo fondamentale (non fondamentalista, mi raccomando) dicevo poi con qualcuno, che per me era stato importante constatare innanzi tutto come ci sentivamo ancora uniti e come intanto almeno tre punti fondamentali erano assodati: che eravamo in vita, eravamo rimasti cristiani, che eravamo rimasti e ci sentivamo contenti di essere preti… Proprio la riscoperta dell’importanza di essere preti secondo il Vangelo, come sottolineava in un passaggio del suo intenso racconto Giovanni D’Alise, credo anch’io che sia ciò che abbiamo avvertito come sfondo della gioia del ritrovarci, al di là delle parole e delle battute, che, si sa, l’amicizia di vecchia data scatena anche oltre le proprie intenzioni.

 


Sandrino in una sua performance

Mariano Randello, Gaetano Pennisi e Gaetano Cinnirella - siciliani - ci sono mancati tanto, al pari degli altri,
e tuttavia ho qui qualcosa di Mariano, nei nostri anni più verdi... anche se la foto è in bianco e in nero e Mariano
era allora proprio da queste mie parti, tra Orsomarso e Tortora


 

Dovrei riassumere ancora queste storie, ma temo di sciuparle raccontandole, perciò, invito ciascuno a farlo di persona, affinché io possa aggiungerle qui, in una sorta di scrittura collettiva. Per adesso mi limito ad annotare ciò che riguarda me.

Da parte mia posso solo dirvi che l’aver ripreso e completato a Würzburg in Germania gli studi di teologia con una tesi su l’essere soggetto dei poveri come popolo di Dio (cf. www.puntopace.net/Mazzillo/info.htm), mi ha dato l’opportunità di riflettere sulla mia esperienza dei primi 8 anni di parrocchia a Orsomarso e di imparare insegnando, cosa che ancor oggi continuo a fare. Ma oltre a ciò, continuo a credere nel valore della vita comunitaria e cerco di praticarla da anni (vivo ora a Tortora, centro storico, con un altro sacerdote e un giovane laico, ai quali si aggiungono di giorno altre due persone) ed oltre ad occuparmi della locale parrocchia insieme con don Benjamin, cerchiamo insieme anche di seguire almeno spiritualmente i ragazzi del centro d’accoglienza per tossicodipendenti “L’Ulivo” che si trova a Tortora Marina.

Devo aggiungere che l’attività per la pace soprattutto degli anni passati mi ha consentito di stare accanto a persone straordinarie come don Tonino Bello e Mons. Bettazzi, ma mi ha allargato anche la mente e il cuore a problemi che vanno ben al di là dei nostri pur rassicuranti campanili e canoniche.

A questo riguardo, restando tra la serata d’arrivo e il mattino seguente con Armando Broccoletti, ho notato come a lui proprio la canonica manca, visto che abita in un appartamentino privato, ma ho potuto constatare come non gli manchi l’attivismo, sostenuto da un senso di spiritualità per me ben consistente, l’affetto della sua gente, il sapere andare all’essenziale senza inutili fronzoli.

 

 

Una foto recente di una delle nostre tavolate domenicali, ospiti di alcune famiglie,
ma a casa nostra, all'eremo delle Sarre di TORTORA (CS)
 
 

Qualcosa del genere mi ha colpito anche in Angelo Imbriaco, che nei suoi sguardi – sempre un po’ scattanti - sembrava voler raccogliere lampi non solo del tempo che fu, ma anche che ciascuno di noi sta vivendo. Lavorare senza aspettarsi gratificazioni, con costanza e con sobria dolcezza è ciò che ho colto in Alberto Lucarelli, che divide il suo tempo tra gli impegni della parrocchia e quelli della curia. Gli ho solo chiesto come abbia fatto a recuperare il diritto canonico, che all’epoca sessantottina dei nostri studi non era proprio il nostro forte. Mi ha risposo con un disarmante sorriso, che forse voleva dire: attraverso la pratica o forse alludeva all’adagio sempre attuale e insostituibilmente utile: “supplet ecclesia!”.

Concretezza e lavoro anche a livello accademico mi è sembrato caratterizzino Sandrino Greco, la cui invariata intensità di amicizia, mista all’approccio sapienziale delle cose, mi sembrava coronasse quel suo invariato saper sorridere anche su ciò su cui ci sarebbe poco da ridere. Molto gradite sono state le sue pubblicazioni che ha portato a tutti.  (Per l’Istituto da lui diretto a Taranto cf. www.issrguardini.taranto.it/autorita.shtml).

Giuseppe Clemente ha raccontato che alcune incomprensioni relative al suo trasferimento di parrocchia inizialmente lo avevano un po’ fiaccato, ma oggi era tutto acqua passata, sicché abbiamo visto sorridere – sebbene di meno – anche lui. (Cf. www.ondaradio.info/index2.php?option=com_content&do_pdf=1&id=3761 ).

Mi ha colpito anche Mario D’Elia, perché è uno dei dieci italiani che non hanno il cellulare e già questo è segno di una continuità nel sapere andare controcorrente. Mario continua a coltivare l’arte (è direttore del museo diocesano della sua diocesi) e la letteratura, passioni già affiorate nei nostri anni verdi. Rimane anche lui prete convinto, checché qualcuno abbia potuto pensare o asserire in contrario!

E che dire di Fiorelmo Cennamo e della sua delicata attenzione con la quale seguiva sguardi e discorsi di tutti? Il tempo passa ma alcune “impostazioni di natura uno se le porta alla sepoltura”, avrebbe commentato il buon Sandrino. Reggere la parrocchia di Baiano (AV) mi è sembrato per Fiorelmo abbastanza gratificante; così come nel tempo che egli resta libero dagli impegni della direzione di una scuola, è anche per Pasquale Capasso (“parroco dell’Insigne chiesa Collegiata di Marigliano”), che mi ha accompagnato a Nola a prendere il treno del ritorno…  (Cf. http://it.wordpress.com/tag/don-pasquale-capasso).

Dorino Angelillo si gustava ogni discorso e sorrideva contento. Ci ha raccontato della caritas e dei suoi vari impegni anche a livello nazionale che egli riveste in questo campo, ma anche della sua prima parrocchia di Triggiano e dell’attuale parrocchia “San Pasquale” in Bari (cf.http://digilander.libero.it/sanpasqualebari/menu/parrocchia.html ) .

Pierino Manca, tra l’altro ha coltivato la musica e ci ha offerto una cassetta e lo spartito con le sue composizioni. Senz’altro belle, ma per la verità non le ho ancora ascoltate, impegnato come sono in questo resoconto.

I nostri racconti si sono succeduti uno dopo l’altro, correttamente, come facevamo tanti anni fa. Tutti pendevamo, come allora, l’uno dalle labbra dell’altro. A ripensarci, posso solo esclamare: «Che grazia ci è stata concessa! Saperci ascoltare, tentando di ascoltare Qualcuno che ci parla!».

Abbiamo gustato tutti quest’esperienza, mentre gustavamo, nell’ormai sopraggiunto primo pomeriggio, le portate del pranzo offertoci in un agriturismo. Un pranzo eccezionale per una giornata speciale. Grazie a tutti amici cari! Separarmi da voi ieri non mi è stato tanto facile. Spero solo che ci vedremo presto, che ci rivedremo spesso!

 

 

Foto della splendida facciata del duomo di Ariano Irpino

La tavolata all'agriturismo "Il Gelso bianco", con in primo piano, a sinistra, il profilo di Angelo Imbriaco e alla sua sinistra Mario D'Elia. Accanto a Mons. Gianni D'Alise s'intravede Pasquale Capasso, seguito da Alberto Lucarelli e Fiorelmo Cennamo, mentre medita toccandosi il mento, davanti a destra, Dorino Angelillo

 Dorino Angelillo all'ingresso del duomo

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