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3^ Domenica di Quaresima (C)

Dopo il deserto e il monte della trasfigurazione, la terza domenica di quaresima ci conduce in aperta campagna e ci pone davanti all’alternativa di due alberi: il fico stracolmo di foglie senza frutti e il roveto ardente che invita al riscatto. L’alternativa è: vivere solo per se stessi, riducendo l’impegno della propria vita con Dio e per gli altri ad interminabili discorsi, che nulla costruiscono; oppure sentirsi chiamati e impegnati in prima persona come Mosè, per iniziare l’avventura della condivisione e della liberazione. Le parole di Gesù ci mettono in guardia contro l’insensatezza della prima possibilità, perché chi non porta frutti sarà sradicato e perderà se stesso. Ci vogliono offrire tuttavia ancora la possibilità di cambiare, perché siamo trasformati in roveti ardenti di un amore che si realizza nei fatti. 

 

 

 

Preghiera

Due alberi nell’unico cielo
che brilla d’azzurro, per oppressori ed oppressi.
Il primo rappresenta coloro che pensano
solo a se stessi e si fregiano
di parole e di gesti altisonanti
che nulla cambiano e alla fine
risultano sterili davanti a te, o Dio, e ai fratelli,
tutto solo fogliame che fruscia nel vento…
e poi l’arbusto di rovi che divampa,
bruciando come la Tua passione
nel vedere oppressi i tuoi figli,
e da quelle spine ci chiama
a toglierci i sandali e camminare scalzi
come i poveri della terra,
pronti a sentire la loro sofferenza,
come Te, perché questo è il vero culto
che vuoi… Fa’ dunque, Signore,
che portiamo frutti di vera penitenza,
e costruiamo liberazione e pace sulla terra.
Amen!
(GM/11/07)

 

Vangelo secondo Luca (13,1-9) <<In quel tempo  si  presentarono  alcuni  a  riferire a Gesù circa quei Galilei, il cui sangue Pilato aveva  mescolato  con  quello  dei  loro sacrifici. Prendendo la  parola,  Gesù  rispose:  «Credete   che  quei Galilei fossero più peccatori di tutti i Galilei, per aver subito tale sorte? No, vi  dico,  ma  se  non  vi  convertite, perirete tutti allo stesso modo. O quei diciotto, sopra i quali rovinò la torre di Sìloe e li uccise, credete che fossero più  colpevoli di tutti gli abitanti di Gerusalemme? No, vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo». Disse  anche  questa parabola: «Un tale  aveva  un  fico piantato nella vigna  e  venne  a  cercarvi  frutti,  ma non ne trovò. Allora disse al vignaiolo: Ecco,  son  tre  anni  che  vengo a cercare frutti su questo  fico,  ma  non  ne  trovo.  Taglialo.   Perché  deve sfruttare il terreno?  Ma  quegli  rispose:  Padrone,  lascialo ancora quest'anno finché io gli zappi attorno e vi metta il concime e vedremo se porterà frutto per l'avvenire; se no, lo taglierai»>>.  

Libro dell'Esodo (3,1-8.13-15)<<[Mosè]  guardò ed  ecco:  il roveto ardeva nel fuoco, ma quel roveto non si consumava … Il Signore … disse: «Io sono il Dio di tuo padre, il Dio di Abramo, il Dio di  Isacco, il Dio di Giacobbe».  Mosè allora si velò il viso, perché aveva paura di guardare  verso  Dio. Il Signore disse: «Ho  osservato la miseria del mio popolo in Egitto e ho udito il suo grido a causa dei suoi  sorveglianti;  conosco infatti le sue sofferenze. Sono sceso per liberarlo dalla mano  dell'Egitto e per farlo uscire da questo paese verso un paese bello e spazioso, verso un paese dove scorre  latte  e  miele»>>.