5^ Domenica dell’anno B - 2009 www.puntopace.net Tra i numerosi temi di questa domenica si può cogliere quello che mette in rapporto malattia, guarigione e servizio degli altri. La prima lettura, tratta dal libro di Giobbe, è un'accorata esposizione dei propri malanni, da parte di un uomo che confessa la caduta delle sue illusioni e persino il suo tedio della vita. Fa un consuntivo degli anni trascorsi: gli sembra che siano stati del tutto inutili e fuggiti via prima di potersene accorgere, prima di realizzare i suoi desideri: "più veloci d'una spola, sono finiti senza speranza". Ha però ancora un briciolo di forza: il suo disincanto diventa invocazione a Colui che è l'unico a poter ricordare le sue lacrime, perché non è insensibile al nostro patire. Proprio come Gesù nel Vangelo. A lui "subito" raccomandano la donna che giace gravemente ammalata in quella stessa casa nella quale si è recato. E senz'indugio egli la prende per mano ed ella si alza dal letto e inizia a servire Gesù e gli altri che sono con lui. Gesù ci prende per mano, ci alza in piedi, perché serviamo chi ci sta vicino. Ci sorreggiamo e guariamo dandoci la mano l'uno con l'altro, imparando a servirci l'un l'altro. Quando questo succede, il Regno di Dio è già iniziato e bisogna annunciarlo dappertutto. Le malattie sono tante, e altrettante le ossessioni. Non saranno tutte riconducibili all'ossessione di se stessi, che ci butta in prostrazione e ci rende facile preda del male o del Maligno che sia?
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PREGHIERA
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Libro di Giobbe (7,1-4.6-7) Giobbe parlò e disse: «L’uomo non compie forse un duro servizio sulla terra e i suoi giorni non sono come quelli d’un mercenario? Come lo schiavo sospira l’ombra e come il mercenario aspetta il suo salario, così a me sono toccati mesi d’illusione e notti di affanno mi sono state assegnate. Se mi corico dico: “Quando mi alzerò?”. La notte si fa lunga e sono stanco di rigirarmi fino all’alba. I miei giorni scorrono più veloci d’una spola, svaniscono senza un filo di speranza. Ricòrdati che un soffio è la mia vita: il mio occhio non rivedrà più il bene». Vangelo secondo Marco (1,29-39) In quel tempo, Gesù, uscito dalla sinagoga, subito andò nella casa di Simone e Andrea, in compagnia di Giacomo e Giovanni. La suocera di Simone era a letto con la febbre e subito gli parlarono di lei. Egli si avvicinò e la fece alzare prendendola per mano; la febbre la lasciò ed ella li serviva. Venuta la sera, dopo il tramonto del sole, gli portavano tutti i malati e gli indemoniati. Tutta la città era riunita davanti alla porta. Guarì molti che erano affetti da varie malattie e scacciò molti demòni; ma non permetteva ai demòni di parlare, perché lo conoscevano. Al mattino presto si alzò quando ancora era buio e, uscito, si ritirò in un luogo deserto, e là pregava. Ma Simone e quelli che erano con lui si misero sulle sue tracce. Lo trovarono e gli dissero: «Tutti ti cercano!». Egli disse loro: «Andiamocene altrove, nei villaggi vicini, perché io predichi anche là; per questo infatti sono venuto!». E andò per tutta la Galilea, predicando nelle loro sinagoghe e scacciando i demòni.
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