19^ Domenica dell'anno A - 2005                                         www.puntopace.net

La presenza di Dio si coglie nella voce che sussurra nel silenzio più di ogni altro frastuono della natura (vedi prima lettura).  La nostra vita passa talvolta attraverso momenti paragonabili alla tempesta di cui parla il Vangelo, che ha sorpreso la barca degli apostoli, mentre era lontana dalla riva e da Gesù. Ci vuole quasi un'intera notte, affinché egli si faccia vedere, ma stremati dalla fatica e dalla paura, gli apostoli  pensano che si tratti solo di un fantasma. A farsi coraggio prima degli altri è ancora Pietro, che chiede a Gesù di poterlo raggiungere sull'acqua. In realtà la sua paura non è ancora del tutto superata, anzi lo paralizza, fino al punto che egli dimentica persino di sapere nuotare e comincia ad affondare. Ma la mano di Gesù lo afferra e lo trae in salvo, lo restituisce ai suoi amici e alla sua barca. Ciò significa, secondo la simbolica delle immagini, che lo restituisce alla sua chiesa e a noi tutti.  Mano amica, quella del Signore, che è l'unica a poterci afferrare e strappare a qualsiasi abisso!

 

 

Immagine di una barca sull’acqua calma.

PREGHIERA

Chi ha visto gli effetti devastanti
di una tempesta può capire quanto
possa essere stata grande la paura dei discepoli
nella barca distante dalla riva.
Può immaginare la lotta contro il vento
e ancor più contro le proprie paure
scatenatesi ben oltre la furia delle onde.
Il vento contrario ci conduce talora
in luoghi che sembrano lontani
da ogni barlume di una tua presenza,
o Gesù, e, semmai tu apparissi sulle onde,
come quella volta, penseremmo
solo ad un fantasma anch'esso ostile,
pronto a risucchiarci nell'abisso...
Ma tu, te ne preghiamo, sii più forte
di ogni nostro dubbio ed ogni angoscia.
Soprattutto quando, invitati  più dalla nostra presunzione
che dalla tua parola, vorremmo camminare
sulle acque infide senza avere
alcuna stabilità nel nostro intimo,
e così cominciamo ad affondare…
Corri presto e afferra ancora la nostra mano,
tienici vicino e sfideremo ogni tempesta,
fino a quella ultima decisiva, quando
a ghermirci sarà l'ultimo abisso della morte. Amen!
(GM/10/08/05)      

Vangelo di Matteo  (14,22-33)    [Dopo che la folla ebbe mangiato], subito Gesù costrinse i discepoli a salire sulla barca e a precederlo sull’altra riva, finché non avesse congedato la folla. Congedata la folla, salì sul monte, in disparte, a pregare. Venuta la sera, egli se ne stava lassù, da solo. La barca intanto distava già molte miglia da terra ed era agitata dalle onde: il vento infatti era contrario. Sul finire della notte egli andò verso di loro camminando sul mare. Vedendolo camminare sul mare, i discepoli furono sconvolti e dissero: «È un fantasma!» e gridarono dalla paura. Ma subito Gesù parlò loro dicendo: «Coraggio, sono io, non abbiate paura!». Pietro allora gli rispose: «Signore, se sei tu, comandami di venire verso di te sulle acque». Ed egli disse: «Vieni!». Pietro scese dalla barca, si mise a camminare sulle acque e andò verso Gesù. Ma, vedendo che il vento era forte, s’impaurì e, cominciando ad affondare, gridò: «Signore, salvami!». E subito Gesù tese la mano, lo afferrò e gli disse: «Uomo di poca fede, perché hai dubitato?».  Appena saliti sulla barca, il vento cessò. Quelli che erano sulla barca si prostrarono davanti a lui, dicendo: «Davvero tu sei Figlio di Dio!».

1Re 19,9.11-13 In quei giorni, Elia, [essendo giunto al monte di Dio, l’Oreb], entrò in una caverna per passarvi la notte, quand’ecco gli fu rivolta la parola del Signore in questi termini: «Esci e fèrmati sul monte alla presenza del Signore».  Ed ecco che il Signore passò. Ci fu un vento impetuoso e gagliardo da spaccare i monti e spezzare le rocce davanti al Signore, ma il Signore non era nel vento. Dopo il vento, un terremoto, ma il Signore non era nel terremoto. Dopo il terremoto, un fuoco, ma il Signore non era nel fuoco. Dopo il fuoco, il sussurro di una brezza leggera. Come l’udì, Elia si coprì il volto con il mantello, uscì e si fermò all’ingresso della caverna.